Appendino lascia, la furia di Conte “Stai facendo male al Movimento” L’ex sindaca: cambiamo traiettoria

niccolò carratelli 
roma 
Finisce male, con toni sopra le righe e accuse pesanti. Chiara Appendino lascia il gruppo dirigente del Movimento 5 stelle, si dimette da vicepresidente. Rinuncia a una riconferma in quel ruolo, che, fino a una settimana fa, sembrava probabile. In una riunione del Consiglio nazionale M5s carica di tensione, l’ex sindaca di Torino rimette in fila le critiche e le preoccupazioni sulla linea politica già espresse martedì scorso, durante l’assemblea dei parlamentari: il Movimento «normalizzato», la «postura» sbagliata nella coalizione di centrosinistra, l’incapacità di parlare agli astenuti e ai delusi. «Dobbiamo avere il coraggio di cambiare traiettoria, abbiamo il dovere di guardarci dentro – scrive in un lungo post sui social -. Siamo diventati troppo attenti agli equilibri interni, troppo preoccupati dagli accordi di palazzo, troppo distanti dalle persone e dai nostri principi».
A dare il via al confronto è Giuseppe Conte, che sollecita un chiarimento in una sede ufficiale, dopo giorni di articoli e retroscena sui giornali. Il presidente non ha gradito il metodo «scorretto», con cui Appendino ha fatto emergere il suo dissenso, al punto che Paola Taverna prospettata «un’indagine interna» per capire chi abbia passato ai giornali la notizia delle dimissioni messe sul tavolo martedì dalla vicepresidente. Uno dopo l’altro, i big 5 stelle collegati online intervengono tutti e c’è chi è durissimo, rinfacciando ad Appendino di cercare visibilità a danno del Movimento e di non rispettare la volontà degli iscritti. Altri, invece, provano la mediazione, chiedendole di ripensarci o suggerendo a Conte di respingere le dimissioni. Lei risponde che «non ci sono più le condizioni». L’ex premier è gelido: «Chiara, rispetto la tua opinione, è giusto che tu la esprima, ma non la condivido – spiega -. Non siamo una forza antisistema, puntiamo a governare per portare un cambiamento nel Paese. Così tu stai facendo il male del Movimento». Creando divisioni mentre arrivano la legge di bilancio e altri test regionali, a partire dalla Campania in cui si punta a eleggere Roberto Fico. Conte aveva provato a portarla a più miti consigli nella lunga telefonata di giovedì sera, invitandola a dare una mano con le sue idee, ma dimostrando di non comprendere le sollecitazioni dell’ex sindaca. «Mi hanno messo sul banco degli imputati e processato per ore, anche con attacchi personali – si sfoga lei con i collaboratori a fine riunio – ma io ho solo posto un problema politico, che resta». In serata formalizza le dimissioni inviando una lettera alla segreteria di via di Campo Marzio: lo strappo è compiuto e inizia un’altra partita, una nuova fase del percorso di Appendino nel Movimento. Quello di ieri è un passaggio per certi versi simbolico, visto che il mandato da vicepresidente era comunque scaduto, insieme a quello degli altri, e la prossima settimana gli iscritti voteranno online per rieleggere Conte presidente: lui, a quel punto, potrà nominare una nuova squadra di vice. Ma è un passaggio anche politico, perché Appendino avrebbe potuto rimanere in silenzio e puntare alla riconferma, mentre sceglie di rompere e chiamarsi fuori. 
Resterà una semplice deputata, pur avendo una riconoscibilità e una visibilità mediatica superiore a tutti o quasi i suoi colleghi. E, partendo da questa posizione, proverà a rappresentare qualcosa che finora il Movimento guidato da Conte non ha mai davvero conosciuto: un’opposizione interna, per quanto piccola e tutta da organizzare. Forse si capirà qualcosa già lunedì sera alla prossima assemblea dei parlamentari. Appendino appare isolata, ma tra deputati e senatori c’ è chi osserva con interesse le sue mosse, qualcuno ieri le ha anche telefonato. Però, pur condividendo i dubbi dell’ex sindaca, nessuno vuole uscire allo scoperto, certo non prima di aver capito quale possa essere la prospettiva di un’eventuale “corrente” Appendino. Anche perché le speranze di essere ricandidati e di restare in Parlamento dipenderanno da Conte, visto che sarà lui a firmare le liste e a proporre le deroghe per i terzi mandati. 
Appendino sa che, avanti di questo passo, rischia di restare fuori. Nelle chiacchierate in privato nega di avere ambizioni personali. Ma due conti sul futuro se li è fatti. Conte comincia ora il suo secondo mandato, che in teoria scadrà nel 2029, ma molto dipenderà dall’esito delle elezioni politiche in programma tra un anno e mezzo: se il centrosinistra perderà e i 5 stelle confermeranno il calo di consensi già registrato alle ultime Europee (10%, minimo storico a livello nazionale), la sua poltrona traballerà. A quel punto, chi si sarà mostrato in antitesi, criticando la traiettoria politica, potrà legittimamente farsi avanti da una posizione di forza per rivendicare la leadership. Appendino si mette alla finestra, con le mani libere.