francesca del vecchio
Tornano a casa 26 dei 45 italiani rimasti bloccati in Israele dopo aver partecipato alla missione della Global Sumud Flotilla. Un “soggiorno” certo non facile, basti vedere cosa è successo alla 22enne attivista svedese Greta Thunberg – già arrestata una prima volta in Israele, lo scorso mese di luglio – a cui è stata assegnata «una cella infestata da cimici», secondo fonti del ministero degli Esteri di Stoccolma. Addirittura, raccontano alcuni attivisti, sarebbe stata costretta a camminare avvolta nella bandiera israeliana e a baciarla: «esibita come un trofeo dai militari».
Quanto a chi è riuscito a lasciare Israele, un charter di Turkish Airlines, decollato alle 13 da Eilat dopo il trasferimento dei passeggeri alla base aerea di Ramon, ha portato 137 tra attivisti, anche di altre nazionalità, e giornalisti a Istanbul. Da lì le partenze per i rispettivi Paesi. È proprio il ministro degli Esteri Antonio Tajani a comunicarlo, ieri mattina. Ma già nel pomeriggio di venerdì, dopo il rientro dei quattro parlamentari (Arturo Scotto e Annalisa Corrado del Pd, Benedetta Scuderi di Avs e Marco Croatti del M5s), la voce di un imminente rientro cominciava a circolare. Un lavoro di mediazione durato due giorni, una triangolazione tra Tel Aviv, Ankara e la Farnesina per cercare di inserire anche i 26 italiani che hanno firmato il modulo di rimpatrio volontario su quell’aereo. 
A Milano, il volo TK 01877 di Turkish Airlines atterra alle 23.45. Tra chi arriva allo scalo varesino c’è il presidente di Arci Milano Maso Notarianni e il consigliere regionale lombardo del Pd Paolo Romano, l’unico tra i politici a non essere immediatamente liberato. Per lui si mobilita anche la segretaria Elly Schlein, che arriva in serata per accoglierlo, oltre a una delegazione dem regionale e milanese. Quasi contemporaneamente, a Roma Fiumicino sbarcano tutti gli altri, almeno due sono giornaliste: Barbara Schiavulli di RadioBullets ed Emanuela Pala di Piazzapulita. 
«Ci hanno trattati come animali», si sfoga Romano ai microfoni di alcune testate internazionali mentre, assistiti da personale consolare, vengono scortati lungo il terminal Ataturk per i primi controlli. «Ci hanno fatto inginocchiare a faccia in giù. E se ci muovevamo, ci picchiavano. Ridevano di noi, ci insultavano», dice ancora. E poi: «Durante la notte aprivano la porta e ci urlavano contro con le armi per spaventarci». 
In quell’inferno, nel centro detentivo di Ketziot, intanto, sono rimasti, tra gli altri, 15 italiani che hanno rifiutato di siglare la liberatoria e dovranno aspettare l’espulsione per via giudiziaria. «Al massimo entro martedì mi auguro che possano rientrare – dice Tajani – Mi sono preoccupato che vengano trattati nel modo migliore possibile, fermo restando che pur non essendo carcerati sono in una situazione di restrizione. Però non mi risulta che siano stati trattati con violenza: abbiamo chiesto che tutti i loro diritti vengano rispettati». Ma dai racconti fatti, anche dai 4 parlamentari, s’intuisce una realtà diversa. Tutti confermano che è stato negato cibo e acqua. Motivo in più per agire immediatamente. E infatti, da parte della portavoce italiana della Flotilla Maria Elena Delia, arriva l’annuncio di un esposto alla Procura di Roma: gli attivisti «sono stati detenuti illegalmente senza alcuna base giuridica, prelevati dalla Marina militare israeliana senza che avessero commesso alcun reato. Sono stati sequestrati, non arrestati perché l’arresto presuppone un’ipotesi di reato. In questa prigione sono stati negati i diritti basilari di difesa e la fornitura di beni e servizi fondamentali, acqua, cibo, accesso ai servizi igienici». 
Il pensiero a chi è rimasto in carcere c’è: Yassine Lafram, bolognese, presidente dell’Unione delle comunità islamiche italiane, rientrato anche lui a Malpensa è stremato: «Stiamo bene, nonostante i giorni difficili. Speriamo che i nostri connazionali fermi nel centro di detenzione possano anche loro tornare in Italia il prima possibile».
Resta aperta la questione del pagamento dei costi di rimpatrio per gli attivisti ancora bloccati. Intanto, la compagnia aerea Turkish Airlines fa sapere di aver già coperto le spese per i voli di ieri.