Un’ipoteca sulla salute e sul futuro della Val Bormida

Come di consueto, apprendiamo dagli organi di stampa decisioni prese a tavolino da alcuni amministratori che si prodigano a rivestire di verde un’idea che di sostenibile non ha nulla.
Un progetto che, se mai dovesse vedere la luce, ipotecherebbe per trent’anni il futuro economico, ambientale e sanitario della Val Bormida.
Definire “green” un impianto che brucia rifiuti è una mistificazione linguistica. I dati del PIG del Gerbido di Torino lo dimostrano:
♨️ 440.000 tonnellate di rifiuti trattati nel 2016 🧱 113.000 tonnellate di ceneri tossiche prodotte (il 25%) 💨 8 milioni di metri cubi di metano bruciati 💧 oltre 1 miliardo di litri d’acqua prelevati dalla falda, contaminata da 50 sostanze chimiche
Numeri che smontano la narrazione della “sostenibilità”.
Ci chiediamo cosa ne pensi il Presidente della Provincia e Sindaco di Calizzano: i suoi concittadini saranno felici di vendere castagne, funghi e tartufi alla diossina?
E come si concilia questa nuova apertura con la contrarietà espressa solo pochi anni fa dagli stessi Comuni contro una centrale a biomasse?
Ricordiamo che il 20 febbraio 2025, 19 sindaci della Val Bormida hanno firmato un documento congiunto di contrarietà al termovalorizzatore.
Oggi qualcuno sembra aver cambiato idea: ci piacerebbe sapere perché.
Il Coordinamento Val Bormida Ligure e Piemontese No Inceneritore continuerà a fare chiarezza con i fatti, non con le etichette.
Saranno organizzate nuove assemblee pubbliche a Calizzano e Cairo Montenotte per spiegare, in modo serio e documentato, le ragioni della contrarietà assoluta a questo progetto.
Non servono impianti che “valorizzano” i bilanci dei privati. Servono progetti di economia circolare reale, come i Centri di Raccolta e Remunerazione Materiali (CRRM), capaci di portare la raccolta differenziata oltre il 90% senza aumentare la TARI e creando vera occupazione locale.
♻️ Il futuro della Valle non si brucia: si rigenera.
🟢 Coordinamento Val Bormida Ligure e Piemontese No Inceneritore
