Il Coordinamento No al termovalorizzatore rilancia la sfida ai politici – soprattutto del centrodestra, che hanno dichiarato il proprio favore all’impianto – invitandoli a partecipare al convegno promosso dal WWF domani mattina al Cinema Lux di Millesimo, insieme ad esperti indipendenti.

Il Partito Democratico ha ribadito la propria contrarietà, ma non va dimenticato che in altri territori – come a Roma – lo stesso PD ha sostenuto la costruzione di inceneritori. Diverso è invece l’atteggiamento delle altre forze progressiste che con chiarezza e coerenza si oppongono a questo progetto: il Movimento 5 Stelle, a livello provinciale, regionale e nazionale, così come Alleanza Verdi e Sinistra, hanno preso posizione netta a fianco dei cittadini valbormidesi.

Il Coordinamento attacca le promesse del centrodestra: «Ci si spieghi quanto possa essere “green” trasportare rifiuti per centinaia di chilometri fino alla Val Bormida per poi dover smaltire tonnellate di ceneri tossiche in discariche lontane, intasando strade già al collasso». Ricordano inoltre che la Valle «ha già pagato un prezzo altissimo all’inquinamento con l’ACNA e ha fatto la sua parte per l’energia, tra pale eoliche e biomasse prelevate ogni giorno dai boschi».

Gli attivisti chiedono trasparenza: quali “tecnici” e quali amministratori hanno preso parte al tavolo provinciale? Esistono verbali? E soprattutto, come è possibile che alcuni sindaci che a febbraio firmarono un documento unanime contro l’impianto abbiano ora, secondo le dichiarazioni del presidente Olivieri, cambiato idea?

Nel frattempo diversi primi cittadini, come il sindaco di Carcare Mirri e quello di Cairo Montenotte Lambertini, hanno preso nettamente le distanze: «Finché la situazione ambientale di Cairo resterà quella attuale, diremo no non solo al termovalorizzatore, ma a qualsiasi nuovo impianto chimico».

📣 L’appuntamento è per domani mattina ore 9 al cinema Lux  Millesimo: un’occasione di confronto pubblico con cittadini e tecnici, per ribadire che la Val Bormida non accetterà mai di essere trasformata di nuovo in una terra di sacrificio.