
Sarebbe bello, anzi doveroso, se SEA-S decidesse finalmente di aprire i cassetti e mostrare con foto, video e documenti alla mano il vero destino della nostra raccolta differenziata. Non bastano i comunicati e i grafici colorati che raccontano percentuali in crescita: i cittadini hanno diritto di sapere dove vanno a finire, concretamente, i sacchetti che ogni giorno dividono con cura, con fatica e spesso anche con rabbia.
Perché una cosa è certa: SEA-S ha molte pretese. Pretende disciplina dagli utenti, minaccia multe a chi non rispetta orari e modalità, obbliga a tenere i bidoncini in casa come se fossero soprammobili. Ma a fronte di tanta rigidità, non offre la stessa trasparenza.
Il grande dubbio: la plastica
Il punto più delicato riguarda la plastica. Quella che, per definizione, dovrebbe essere riciclata e trasformata in nuovi prodotti. Ma siamo sicuri che avvenga davvero così? A chi viene affidata? Viene davvero recuperata, o finisce in qualche magazzino in attesa di essere bruciata come combustibile? Quante tonnellate partono da Savona e quanti chilometri percorrono prima di arrivare all’impianto finale?
L’Europa, negli anni scorsi, ha dovuto fare i conti con lo scandalo delle esportazioni in Asia: container pieni di plastica differenziata, raccolta diligentemente dai cittadini, che venivano spediti in Malesia, Indonesia, Vietnam. Lì, troppo spesso, si accumulavano in discariche a cielo aperto, inquinando fiumi e villaggi. Possibile che anche la nostra raccolta finisca per seguire strade opache e poco sostenibili?
Tra business e ambiente
C’è anche un altro nodo: il valore economico della plastica. In teoria, il riciclo dovrebbe creare una filiera produttiva virtuosa, generare occupazione, ridurre l’impatto ambientale. In pratica, però, troppo spesso la plastica non è abbastanza “pregiata” da giustificare il riciclo. Così diventa combustibile per i termovalorizzatori o, peggio ancora, rifiuto da smaltire a caro prezzo.
Ecco perché la domanda resta sospesa: la nostra amata differenziata, quella che ci costa tempo, energie e anche soldi, è davvero riciclata? O si trasforma in affari per pochi e in fumo per tutti?
Il diritto a sapere
In un momento storico in cui si chiede ai cittadini di fare sempre di più, di accettare regole e sacrifici, la trasparenza non è un optional. È un dovere. La politica savonese, invece di difendere SEA-S a prescindere, dovrebbe pretendere risposte chiare e verificabili.Politica locale
Perché la differenziata non è un dogma, ma un patto di fiducia. E come tutti i patti, senza la verità rischia di rompersi.
Riceviamo e pubblichiamo
