
La possibile riapertura della cava Giambrigne, a pochi passi dall’abitato di Bormida, preoccupa cittadini e associazioni. Il progetto prevede 10 anni di escavazioni, con l’estrazione di oltre 380.000 m³ di calcare, uso di esplosivi, disboscamento e un forte incremento di traffico pesante.
L’area è vincolata dal punto di vista idrogeologico e paesaggistico, e il rischio di danni irreversibili agli ecosistemi e alla qualità dell’acqua del Rio Cavazzoli è concreto.
Salute sotto pressione
Il calcare estratto potrebbe non essere destinato solo a edilizia e cemento.
Questo materiale viene impiegato per abbattere i derivati solforati nei fumi di acciaierie e termovalorizzatori, impianti ad alto impatto ambientale.
Questo solleva un interrogativo:
La cava Giambrigne potrebbe essere parte di una filiera industriale che prepara la strada alla costruzione di impianti inquinanti, come il contestato termovalorizzatore in Val Bormida?
Oltre alle polveri sottili e al rumore generati dall’attività estrattiva, la salute pubblica rischierebbe di essere compromessa anche da emissioni indirette, con un impatto che andrebbe ben oltre i confini di Bormida.
L’appuntamento con la comunità
📍 Dove: Sala Trasparenza, Comune di Bormida – Località Chiesa
📅 Quando: Venerdì 26 settembre 2025
⏰ Ore 20:30
L’assemblea pubblica sarà l’occasione per chiedere trasparenza, studi indipendenti e soprattutto partecipazione democratica nelle scelte che riguardano la valle.
Un futuro diverso è possibile
La Valle Bormida ha già pagato un prezzo altissimo in termini ambientali e sanitari.
Riaprire una cava in questa zona significa rischiare di riaprire vecchie ferite, compromettendo la possibilità di uno sviluppo fondato su turismo, agricoltura di qualità e tutela del paesaggio.
Difendere l’ambiente significa difendere la nostra salute e il futuro delle prossime generazioni.
Il 26 settembre partecipiamo, informiamoci e facciamo sentire la nostra voce.
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