Palazzi al posto del saponificio la trasformazione di Albisola

MASSIMO PICONE
ALBISOLA SUPERIORE
È trascorso quasi un anno da quando l’antico saponificio Gavarry e i terreni circostanti, situati nel centro di Albisola Superiore, sono stativenduti all’asta per tre milioni e 300 mila euro ad una società con sede legale a Roma, ovvero la Pix Development Srl. La seduta si svolse il 30 ottobre al Tribunale di Savona. Non furono presentate altre offerte. L’impresa romana, nell’agosto 2024, aveva già inoltrato un’offerta cauzionata, utilizzata poi a base d’asta formulata in unico lotto. L’insediamento occupa un’area di 37 mila e 897 metri quadri. Il valore di stima era pari a 4 milioni e 400 mila euro. L’offerta minima partiva, appunto, da 3 milioni e 300 mila euro. Delegato alla vendita fu Vincenzo Franceri, giudice Davide Atzeni. Le funzioni ammesse, dopo la demolizione, saranno quelle di residenza libera e convenzionata, tipologie residenziali orientate alla domanda di abitazione per gli anziani, turistico ricettiva, esercizi commerciali ai piani terra, laboratori artigianali legati alla ceramica, servizi pubblici o ad uso pubblico, studi professionali, uffici in locali d’abitazione e parcheggi anche interrati. Dopo l’abbattimento e la ricostruzione dell’attuale volume, lo stesso non dovrà superare il 50% di quello esistente e la sua collocazione dovrà essere tale da garantire una congrua distanza dalla litoranea in modo da poter assicurare uno spazio a verde urbano che dia respiro all’asse viario. Il blocco del fabbricato, che si trova tra l’Aurelia di corso Ferrari e via Papa Giovanni XXIII, è costituito da tre corpi disposti ad “U” circondati da ampia corte. Uno di fronte all’Aurelia, che ospitava anche il corpo uffici e laboratorio, composto da quattro piani fuori terra e due corpi laterali destinati a produzione e magazzinaggio, composti da due livelli fuori terra oltre a piccolo corpo laterale ad un piano. All’estremità nord-est della corte è presente una ciminiera con serbatoio pensile per riserva d’acqua. Il complesso edilizio fu edificato nel 1940 e destinato dal 1945 a saponificio con produzione di saponi da toeletta, da barba e da bucato. Composto da capannoni destinati alla lavorazione e al confezionamento, a laboratori, ad uffici su corte esclusiva con accesso dalla litoranea, risulta nel giugno 2024, in completo abbandono privo di impianti e macchinari, fatiscente e in gran parte bonificato, con tamponamenti e solai intermedi in parte sventrati per l’asportazione degli impianti. L’area circostante a confine con la zona residenziale della frazione del Capo, posto subito a monte dell’Aurelia, come per i fabbricati è in pessimo stato e recintato per impedirne l’accesso. Nel 2013 era pronta a partire una vasta operazione edilizia che avrebbe dovuto dare seguito al contemporaneo trasferimento dell’attività produttiva in località Tiassano di Valleggia. Al posto dell’antico saponificio, era prevista una serie di sei palazzine e due torri da una decina di piani. Invece, dopo il ricorso presentato prima al Tar, poi al Consiglio di Stato, da un nutrito gruppo di abitanti dei condomìni circostanti, preoccupati per le possibili ripercussioni sull’equilibrio idrogeologico della zona provocate dallo scavo di due piani di box interrati, il progetto non fu approvato perché ritenuto invasivo. La produzione del saponificio e i 34 dipendenti furono trasferiti nel nuovo capannone di Valleggia ma, a causa della crisi finanziaria, come sosteneva in allora la proprietà Sguerso, la Gavarry chiuse nel 2014. —