Appendino: “A Torino sì al campo largo ma soltanto se non c’è Lo Russo”

giulia ricci
torino
«Con chiunque, ma non con l’attuale sindaco di Torino Stefano Lo Russo». Suona all’incirca così la presa di posizione della deputata e vicepresidente del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino. Disponibilità a parlare di campo largo (quello che lei chiama «lungo») anche in vista delle prossime Comunali nella città che ha governato tra il 2016 e il 2021. Ma solamente se il nome del candidato non sarà quello del primo cittadino uscente e vicepresidente dell’Anci.
Lo dice «senza girarci intorno, in modo schietto», davanti al pubblico potenzialmente più difficile, quello della Festa dell’Unità di Torino, e «senza la paura di essere contestata e reprimendo il dissenso», sottolinea con una frecciatina al ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo dopo lo scambio di «Vergognati» di sabato scorso con gli stessi militanti che ora ha lei di fronte. La domanda riguarda proprio le intese future, posta dal vicedirettore de La Stampa Gianni Armand Pilon sul palco insieme con il senatore Andrea Giorgis, il deputato di Avs Marco Grimaldi, gli onorevoli di Iv Silvia Fregolent e di Azione Marco Lombardo. Nelle due ore di dibattito, l’attacco alle politiche autoritarie e «antidemocratiche» del centrodestra e il tentativo di trovare un terreno comune per costruire un’alternativa. L’intoppo maggiore, sicuramente le posizioni sulla politica estera e le risorse da destinare alla difesa. Temi su cui Appendino non intende fare passi indietro: «Ne ho parlato anche con la segretaria del Pd Elly Schlein –ammette –: io non credo nel testardamente unitari, ma nel testardamente coerenti. Questo per me significa essere progressisti, e quindi cercare di costruire un’alternativa a questa destra senza però perdere l’identità». E quindi salario minimo, continuare a dire che «von der Leyen è il male assoluto», sanità pubblica, definire «genocidio» quello di Gaza.
E a Torino? «Qui significa avere il coraggio di provare a costruire un progetto alternativo, consapevoli delle divergenze, del nostro passato e del nostro presente». Dopo aver sparigliato il tavolo delle Regionali in Piemonte, dove in seguito ai vari tentativi di intesa il Movimento 5 Stelle ha scelto di correre da solo, Appendino apre all’alleanza su Torino. D’altronde, la vicepresidente di Giuseppe Conte non può ignorare che quelle Comunali si terranno nello stesso anno delle Politiche. E nemmeno può ignorare le intese sulle sette regioni per cui Schlein festeggiava pochi giorni fa proprio a questa stessa Festa. Ma proprio non può accettare che il suo più rigido oppositore (insieme con tutto il Pd torinese), autore dell’esposto che l’ha portata a giudizio sul caso Ream, sia anche il suo candidato: «A Torino per me l’obiettivo non è battere le destre, ma parlare a chi è in difficoltà, a chi non si sente rappresentato. La protagonista di questo non posso essere io, non posso interpretare un progetto nuovo che crei speranza e senso di appartenenza. Ma allo stesso modo non può farlo Lo Russo». Appendino ne fa una questione di discontinuità, di dialogo con quel 42% di cittadini aventi diritto che non si recarono alle urne per il ballottaggio nel 2021: «Queste persone, le periferie, gli invisibili, i disillusi, non credono nel sistema che Lo Russo rappresenta. L’alternativa non sono io, ma nemmeno lui: quelle persone vogliono qualcosa di diverso». E anche se sottolinea «non è una questione personale», arrivato un’ora dopo alla Festa lo stesso Lo Russo dichiara: «I veti personali non sono una categoria politica, noi continueremo a lavorare per portare avanti il progetto per Torino».
Con lui, in chiusura, c’è il presidente dem Stefano Bonaccini, che minimizza: «C’è tempo, a volte ci sono schermaglie, lavoriamo per cercare di unire tutto quello che si può e poi decideranno i territori. Io, dal canto mio, ho un ottimo giudizio sull’attuale sindaco di Torino. E mi sembra che i cittadini la discontinuità l’abbiano chiesta quattro anni fa». Parole che fanno eco a quelle di Schlein, che in Piemonte ha rinnovato la sua «fiducia» verso l’amministrazione del capoluogo. Ma, a domanda diretta sulla ricandidatura di Lo Russo, non ha risposto: «Lasciatemi respirare, ho appena chiuso le Regionali». La sensazione era che non volesse “disturbare” gli alleati. E ora, ripensando al dialogo tra lei e Appendino, la sensazione suona forse come una certezza. —
