Il “Ground Zero” di Albisola Cinque industrie dismesse abbandonate al loro destino

la storia
Giovanni Vaccaro / Albisola
Il silenzio delle aree industriali dismesse di via Casarino è rotto soltanto dalla caduta di qualche calcinaccio. Tanto che in questi giorni il Comune è stato costretto ad intervenire per chiudere via delle Fascine, un viottolo che da via Casarino si infila tra i ruderi della ex Sacer e della ex Grandis, due fabbriche storiche di Albisola abbandonate da quarant’anni.
Alle società proprietarie dei volumi è stato ordinato di procedere con la messa in sicurezza delle aree. La zona è stata soprannominata “il ground zero albisolese”, anche se sulle carte del Piano urbanistico è indicata come “Dt1”, distretto di trasformazione 1. Negli oltre 55mila metri quadrati vivono colonie di topi e qualche senzatetto. Delle grandi industrie sono rimasti gli scheletri di ferro arrugginito e cemento che si sta sbriciolando. E pensare che fino a mezzo secolo fa erano il cuore pulsante dell’attività produttiva di Albisola: la Grandis era famosa per le sue “apparecchiature resistenti agli aggressivi chimici per l’impiego nell’industria chimica”, come recitava uno dei tanti brevetti registrati negli anni Sessanta; l’Albasider era una delle aziende metallurgiche che cavalcava il boom economico. Poi c’era l’industria dolciaria Sacer, simbolo delle caramelle. E lì si è sviluppata anche la storia della Cooperativa Stovigliai, fabbrica ceramica poi fallita e diventata Piral, a sua volta chiusa. Più a monte, l’ultima a chiudere è stata la Fac-Acf, Fabbrica Albisolese Ceramiche. «Noi speriamo sempre che qualche imprenditore si avvicini e proponga uno o più progetti per il recupero della zona. Purtroppo le iniziative avviate in passato non sono state concretizzate», ribadisce il sindaco Maurizio Garbarini.
E chissà che, dopo piani presentati in pompa magna ma rimasti chiusi nei cassetti, non arrivi un nuovo progetto. Oggi sono quattro i soggetti che stanno decidendo come intervenire: i volumi della ex Grandis sono passati in mano alle società Baruc Sviluppo e Sansobbia Sviluppo , la ex Sacer è di proprietà di Alba Solis, mentre il gruppo di Luca Salomone è proprietario delle aree tra i due complessi e la zona abitata di via Garibaldi.
Negli anni scorsi erano stati presentati alcuni progetti, ma alla fine non erano stati ritirati i permessi di costruire, complice la crisi immobiliare. L’ultimo, sei anni fa, prevedeva la trasformazione della ex Sacer in un complesso da diecimila metri cubi. Il Comune ne avrebbe ricavato opere a scomputo per oltre mezzo milione, ma tutto è rimasto sulla carta. Una decina di anni fa l’imprenditore Enzo Cappelluto (scomparso nel 2018) aveva ipotizzato un complesso con tre torri da 11-12 piani e un albergo al posto della ex Grandis.
