Albisola, ex Gavarry: vince il Comune «Niente risarcimento da 6,5 milioni»

Giovanni Vaccaro / albisola
Un colpo di scena dà una decisa sterzata alla decennale vicenda della trasformazione della storica fabbrica di saponi Gavarry in un complesso residenziale a pochi passi dal centro di Albisola.
Il tribunale di Savona ha chiuso la pratica accogliendo le tesi difensive presentate dal Comune di Albisola Superiore e dalla Provincia, respingendo quindi la richiesta di un maxi risarcimento danni da 6,5 milioni di euro avanzata quasi 10 anni fa dalla proprietà dell’azienda, poi passata a una curatela fallimentare.
IL VERDETTO
I giudici hanno ritenuto “non incolpevole l’affidamento sulla legittimità del titolo edilizio da parte della Gavarry”. In pratica la proprietà non avrebbe dovuto impegnarsi nella costosa operazione di delocalizzazione della produzione a fronte di un titolo sub iudice e infatti poi annullato. La Gavarry era stata trasferita in un nuovo polo produttivo realizzato appositamente a Valleggia, ma la mancata realizzazione del progetto residenziale al posto dei volumi della vecchia fabbrica albisolese aveva di fatto tolto i fondi necessari per sostenere l’iniziativa industriale. Secondo i giudici, inoltre, una volta individuato dal Tar e dal Consiglio di Stato il vizio del procedimento amministrativo, Gavarry avrebbe potuto e dovuto riavviare in tempi brevi la procedura, risolvendo i problemi che avevano portato all’annullamento della concessione edilizia. E, quindi, si sarebbero potute portare a termine sia l’operazione immobiliare sia quella industriale. Alla luce di questi aspetti, il tribunale ha respinto la richiesta di risarcimento.
LE REAZIONI
Per il sindaco di Albisola, Maurizio Garbarini, il pronunciamento della magistratura rappresenta una svolta. Di fatto sul Comune, difeso dall’avvocato Roberto Damonte, non incombe più lo spettro del maxi risarcimento. «La controversia si è trascinata per oltre 10 anni – commenta il primo cittadino -, ma noi, con l’avvocato Damonte, abbiamo sempre sostenuto la correttezza dell’operato. Con il rigetto della domanda di risarcimento, si arriva all’epilogo della vicenda».
IL PROGETTO
L’ambizioso piano era stato presentato da Alfa Costruzioni (gruppo Barbano) quando in Comune era sindaco Lionello Parodi e in Provincia era presidente Marco Bertolotto. Il progetto originario prevedeva al posto dello stabilimento di corso Ferrari 6 palazzine residenziali su una superficie totale di 12.600 metri quadrati e due torri da 11 e 9 piani. Date le dimensioni, era emerso il timore da parte dei residenti della zona che le abitazioni circostanti rimanessero in ombra. Ed erano partiti i ricorsi contro il Piano urbanistico operativo. Nel frattempo la Regione aveva anche chiesto ai costruttori una verifica sull’influenza del cantiere sulle falde acquifere, paventando la possibilità che la modifica degli equilibri idrogeologici possa favorire l’ingresso dell’acqua di mare che filtra dalla spiaggia.
IL CONTENZIOSO
Dopo che il Consiglio di Stato aveva azzerato l’iter annullando di fatto il progetto per la costruzione del complesso residenziale al posto della vecchia fabbrica di saponi, Alfa Costruzioni aveva chiesto un risarcimento di 3,3 milioni di euro per “danno emergente e conseguente alla mancata approvazione del progetto urbanistico” e di altri 3 milioni e 179 mila euro “per mancato utile dell’iniziativa immobiliare”. La Corte d’Appello aveva respinto le richieste. E la Cassazione aveva rispedito i faldoni al tribunale di Savona per riprendere l’iter dal punto in cui era emerso un difetto di giurisdizione. —
