Franco Orsi nominato alla Albisola Servizi Minoranza in guerra

Massimo Picone
Una decina di giorni fa Franco Orsi è stato nominato nuovo amministratore unico di “Albisola Servizi”, che si occupa di manutenzione generale e verde pubblico. La società in house del Comune di Albisola Superiore sarà quindi gestita dal senatore fino al termine del mandato dell’amministrazione del sindaco Maurizio Garbarini, ossia giugno 2029. Per l’incarico, il compenso annuo è quello previsto dalla normativa: 11 mila e 615 euro. L’incarico del precedente amministratore unico Luca Allemandi, era scaduto lo scorso 15 agosto. Nel frattempo l’ente aveva aperto le manifestazioni di interesse e alla scadenza dell’8 agosto erano state due le candidature. 
Ora l’opposizione consiliare tuona sull’incarico conferito all’ex primo cittadino albisolese (2009-2019). «La nomina di Orsi ad amministratore unico di “Albisola Servizi”, società partecipata al 100% dal Comune e voluta proprio da Orsi nel 2009, è l’ennesima conferma che la maggioranza vive di nomine spartite e poltrone riciclate. Altro che rinnovamento, altro che trasparenza: il sindaco Garbarini, in palese difficoltà per le numerose lamentele dei cittadini su pulizia e decoro urbano, invece di assumersi le proprie responsabilità, ha deciso di chiedere “aiuto” proprio a chi ha già governato per dieci anni, con risultati che tutti ricordano. La città non è proprietà privata della stessa cerchia politica che da vent’anni si passa il testimone. Possibile che l’unica soluzione per una società interamente pubblica e di tutti i cittadini, sia richiamare chi ha già fatto il suo tempo? O forse l’obiettivo non è il bene del paese, ma garantire posizioni di potere e costruire serbatoi di voti? » , si chiedono dal Gruppo “Uniti per Albisola” Stefania Scarone, Luca Proto, Serena Cello e Pietro Corona. «Durante l’era Orsi si sono moltiplicati i cantieri infiniti e incompiuti, alcuni dei quali ancora oggi irrisolti, come le vaste aree di via San Pietro e le quelle industriali dismesse di via Casarino, la vecchia stazione ferroviaria o l’ex saponificio Gavarry solo per citare alcuni esempi. La città ha subito scelte urbanistiche discutibili, con nuove costruzioni che languono e scarsa attenzione agli spazi pubblici. I quartieri sono rimasti senza investimenti in viabilità, manutenzioni e vivibilità. La partecipazione dei cittadini è ridotta a zero». —