Termovalorizzatore, ipotesi Val Bormida domani un’assemblea pubblica a Carcare

Mauro Camoirano
Cittadini chiamati alla mobilitazione contro l’ipotesi termovalorizzatore. Mentre il “Coordinamento per il no” organizza, per domani, alle 20, 30, a Carcare, presso il centro polifunzionale, l’ennesima assemblea pubblica, che «la mobilitazione dei cittadini in Val Bormida sarà decisiva contro l’inceneritore», lo ribadisce il consigliere regionale di AVS, Jan Casella. Afferma: «Pensare, anche solo lontanamente, di realizzare un inceneritore in Val Bormida è sbagliato anche dal punto di vista etico e morale. E la grande partecipazione al recente Consiglio comunale di Cairo, così come le sale gremite durante le assemblee organizzate dal Coordinamento, sono la conferma che i cittadini sono contrari a tale impianto». 
Assemblee che, però, a dire il vero, sembrano, ognuna, la fotocopia di quelle precedenti, con un rifiuto generale, quasi di principio, ma senza dati specifici o elementi nuovi a sostenere i motivi della contrapposizione. Mentre i sindaci sono impegnati in tavoli tecnici di confronto con esperti di vari settori, dall’Istituto Superiore della Sanità a Legambiente. 
Del resto, anche nella recente riunione tra sindaci e Coordinamento, il sindaco di Pallare, Sergio Colombo, ha più volte incalzato gli ambientalisti chiedendo una sorta di comparazione tra l’inquinamento attuale, riferito soprattutto all’Italiana Coke, e quello che potrebbe portare un termovalorizzatore di quella portata (300 mila ton/anno), senza ottenere risposte. 
Rimarcano, però, gli ambientalisti: «L’equazione “ora la situazione ambientale non lo permetterebbe, ma se riduco l’inquinamento – tra l’altro senza dire concretamente come – allora si aprirebbe un margine per accogliere questo nuovo impianto”, non è accettabile». Aggiunge, poi, Daniela Prato, portavoce del “Coordinamento per il no”: «Anche perché, parlando di dati, si cita sempre questo famoso tavolo tecnico, ma ad oggi, non trovandoci di fronte ad un progetto reale, auspicando che ciò non avvenga comunque mai, di cosa si può parlare concretamente? Il tavolo tecnico non potrà soddisfare tutte le domande di un impianto decontestualizzato dal territorio in cui si dovrà insediare. Ci sono valutazioni non solo ambientali, evidenti, ma anche economiche, sociali e persino etiche che vanno affrontate. Per anni siamo stati penalizzati da modelli di sviluppo che ci hanno sfruttato e mortificato, ora è il momento di cambiare visione». 
Dal fronte opposto, però, si fa notare che la visione «proposta dal Coordinamento ad evidente “trazione piemontese”, fatta di outdoor e bed&breakfast, in Val Bormida non potrebbe certo sostituire l’industria». Ma un netto rifiuto arriva anche dal M5S: «Inaccettable tale impianto in Val Bormida che produce appena l’1% dei rifiuti che si vorrebbero bruciare, mentre il 70-80% arriverebbe dal comprensorio genovese. È inaccettabile che territori virtuosi, che hanno investito nella differenziata, vengano penalizzati per colpe altrui». —