Termovalorizzatore ambientalisti-sindaci confronto impossibile

Mauro Camoirano
La Valbormida è una delle zone individuate dalla Regione per ospitare il Termovalorizzatore ma su questo tema tra sindaci e ambientalisti non c’è dialogo. Anche se i sindaci si aprono alla possibilità che un tecnico scelto dal “Coordinamento per il No” partecipi al tavolo tecnico provinciale. Ma, nell’incontro di ieri a Cairo, le posizioni sono rimaste ben distanti. Tanto che il sindaco di Calizzano e presidente della Provincia, Pierangelo Olivieri, ha sbottato: «Chiaro il vostro no a prescindere e la non volontà ad un confronto. Vorrei però sapere da dove avete desunto i dati alla base delle vostre previsioni apocalittiche». Ha aggiunto il sindaco di Cairo, Paolo Lambertini: «Dobbiamo prenderli per buoni i dati, mentre quelli che stiamo chiedendo noi, confrontandoci con Istituto superiore della sanità, Legambiente, e veri esperti, per voi non hanno valore».
Si era partiti con Lambertini che ha ribadito la posizione di «no a tale impianto in queste condizioni ambientali», riassumendo poi cosa ha fatto la sua amministrazione in questi anni per l’ambiente: «Dal riesumare un’indagine epidemiologica chiusa nei cassetti; a pretendere che la Regione promuovesse un piano per la qualità dell’aria. Perché Cairo ha un pregresso, ed una situazione contingente non soddisfacente, e quale azienda ne sia responsabile, per benzene e penzoapirene, l’ha detto il Consiglio di Stato. Siamo sempre stati noi che abbiamo ottenuto le misurazioni ai camini della cockeria, e che le centraline Arpal misurassero certi inquinanti che prima non erano conteggiati: dati che evidenziano come la qualità dell’aria a terra sia peggiore delle misurazioni ai camini perché intercettano anche le emissioni diffuse». E qui la stoccata: «Ma dove erano in questi anni tutte le 15 associazioni che ora scalpitano contro il termovalorizzatore? O anche prima, quando a Cairo è arrivato il biodigestore. Mi si dice “no al termovalorizzatore che tratterebbe soprattutto i rifiuti di Genova”: perché, il biodigestore no? La quasi totalità dell’organico trattato dal biodigestore arriva da fuori. Però quello andava bene secondo chi ha governato prima Cairo ed ora si erge a difensore dell’ambiente».
Quindi l’affondo verso gli ambientalisti: «Facile partire dal Piemonte per dire no ad un impianto che ancora non esiste. Molto meno sporcarsi le mani e lottare contro l’Italiana Coke, come fa “Progetto vita e ambiente” o il “Comitato sanitario locale”, perché significa mettere sul tavolo 250 famiglie. Ma anche io sono disposto a sporcarmi le mani per la mia città, prendendomi pesanti responsabilità, dicendo ad Italiana Coke “o ti metti in regola o rischi la chiusura”, ben sapendo cosa comporti. E con la stessa concretezza intendo affrontare la questione termovalorizzatore. Con la priorità dell’attuale situazione».
Fronte dei sindaci unito nell’abbracciare tale posizione, ma non unanime. Il sindaco di Cosseria, Roberto Molinaro, ad esempio ha criticato: «Io sono contrario ad un inceneritore, ma soprattutto la nostra posizione dovrebbe essere sì o no, non “nì”, come sta apparendo». Mentre il sindaco di Altare, Roberto Briano, ha rimarcato: «Il punto di partenza è sbagliato. Si parte dalla fine, dalla chiusura del ciclo con un termovalorizzatore, mentre l’ottica dovrebbe essere, invece, quella di aumentare la differenziata nella Regione, tanto da rendere quasi inutile un simile impianto». —
