
MARCO BRESOLIN
INVIATO ALL’AjA
Sono passati cinque anni da quella cena al ristorante “L’impero romano”, nel centro dell’Aja, che lo aveva visto impegnato in un braccio di ferro con Mark Rutte per convincere il leader dei Frugali a dare il via libera al Next Generation EU. Cinque anni dopo, nella stessa città, Giuseppe Conte lancia una nuova sfida all’ex collega, anche se da allora molte cose sono cambiate. L’olandese non fa più il premier, è diventato segretario generale della Nato e il suo messaggio ai governi del Sud Europa è diametralmente opposto a quello di un lustro fa: bisogna spendere, spendere e spendere, a patto che lo si faccia nella Difesa. Anche Conte non fa più il premier, ma oggi è un leader dell’opposizione. In Italia e con l’ambizione di esserlo anche in Europa, dove punta a guidare il nuovo movimento “No Rearm-No War” che contesta il piano di riarmo europeo e i nuovi target di spesa fissati dalla Nato guidata dall’ex collega Rutte.
«Mark è molto cambiato, si è ammorbidito» riconosce Conte mentre spinge il trolley davanti alla sede del Parlamento olandese, prima di sottoporsi all’invasivo controllo di sicurezza che costringe tutti – ex presidenti del Consiglio inclusi – a togliersi anche le scarpe. Dalla parte opposta della città, gli elicotteri sorvolano il World Forum dove Rutte prepara il terreno per l’accordo che vincolerà tutti gli alleati a portare le spese militari al 5% del Pil entro il 2035. «Quando i nostri figli ci chiederanno: dove eravate quando la Nato ci stava rubando il nostro futuro? Noi risponderemo che eravamo all’Aja a chiedere la pace», dice Conte raccogliendo gli applausi dei suoi nuovi compagni di viaggio. Nella sala del parlamento c’è il padrone di casa Jimmy Dijk, leader del Partito socialista olandese che alle Europee dello scorso anno non ha superato lo sbarramento. C’è l’ex presidente del parlamento greco, Zoe Konstantopoulou, il cui partito viaggia intorno al 3%. Ci sono gli esponenti dei due partiti della sinistra tedesca (Bsw e Linke) e per la delegazione M5S il fatto di averli entrambi a bordo è un successo diplomatico. Ci sono poi eurodeputati ed esponenti dei partiti dell’estrema sinistra portoghese, belga, cipriota, una quindicina di delegazioni in tutto. Presente, ma soltanto con un videomessaggio, l’altra “big” della nuova coalizione anti-riarmo, la vicepremier spagnola Yolanda Diaz (Sumar).
«Apprezzo la leadership di Sanchez che ha il coraggio di andare al vertice Nato e dire che per il suo popolo le armi non sono la priorità. Se fossi stato premier avrei fatto lo stesso» assicura Conte, accusato in Italia di aver aumentato le spese militari durante la sua parentesi a Palazzo Chigi. «Meloni diffonde fake news» sbotta il leader M5S perché «l’impegno del 2% era stato sottoscritto nel 2014: io ho avuto il coraggio di dire a Trump che non potevamo arrivarci». Collegato in videoconferenza da un parco di New York interviene anche l’economista Jeffrey Sachs che insiste sulle responsabilità della Nato per il conflitto in Ucraina («La Russia voleva la pace e noi l’abbiamo tradita»), ma gli organizzatori ci tengono subito a precisare che nella dichiarazione finale sottoscritta dai partecipanti all’incontro c’è un passaggio in cui l’invasione russa viene definita “illegale”.
Ma al di là della questione Ucraina, per Conte «c’è una soluzione alternativa a quella che i nostri governi ci stanno offrendo sul riarmo», che lui considera «un suicidio politico, economico e sociale». La giornata offre un’occasione speciale per annunciare «la nostra prima vittoria», vale a dire la decisione della commissione Affari Giuridici del Parlamento europeo di portare avanti il ricorso alla Corte di Giustizia UE contro il piano Safe, il programma da 150 miliardi di prestiti lanciato dalla Commissione scavalcando l’Eurocamera.
Conte non risparmia critiche ai quasi alleati del Pd per le divergenze sulle recenti risoluzioni votate in Parlamento («Io non voglio fare polemiche spicciole, ma lavoro per costruire un’alternativa credibile») ed è convinto che l’appuntamento dell’Aja sia solo «il primo passo di un percorso verso un’Europa diversa, migliore». Addirittura, azzarda: «Saremo noi a salvare l’Europa». Per questo ha dato appuntamento ai suoi compagni di viaggio a un nuovo evento che si terrà a Roma «dopo l’estate» per continuare a mettere i fiori nei cannoni del riarmo. Se son rose, fioriranno. —
