Altro che horror estivo: il vero brivido da condominio politico è il ritorno dei “Grillini DOC”, quelli col bollino di autenticità come il Parmigiano Reggiano, ma meno stagionati e molto più acidi.

Sono tornati, come ogni volta che c’è da criticare, lamentarsi, pontificare. Non votano da anni, non cliccano da secoli, ma ora si svegliano indignati perché – udite udite – non possono più votare. Peccato che bastasse un click per rimanere iscritti. Un click. Ma era troppa fatica, evidentemente.

E allora vai con la lagna social, la citazione di Casaleggio (quella giusta, quella epica, mai una fuori contesto), il V-Day in bianco e nero e lo struggimento per “il vero Movimento”. Che per loro, guarda caso, è sempre quello che c’era quando comandavano loro.

Nel frattempo però, fuori dalla loro teca dei ricordi, c’è un Movimento che lavora, che fa battaglie sul territorio, che porta avanti proposte per i giovani, per i lavoratori, per chi ha perso la speranza. C’è un Movimento che si sporca le mani, mentre loro, i grillini da tastiera, si sporcano solo la bacheca di Facebook con post nostalgici.

Il punto è chiaro: oggi non votano i fantasmi, ma solo chi ha mostrato un minimo di vita digitale negli ultimi due anni. E questa – incredibile a dirsi – è una regola, mica una congiura. Se ti dimentichi pure di esistere, forse è giusto che non conti nel futuro del Movimento. Altrimenti è come far decidere il menù della cena a chi non si presenta da tre anni nemmeno per un caffè.

Ma il vero dramma, per loro, è un altro: il Movimento è cresciuto, è cambiato, ha fatto pulizia. E questo non si perdona. Perché chi vive di glorioso passato non sopporta che altri costruiscano un nuovo presente. Soprattutto se non sono loro a guidare.

E così, mentre il nuovo Movimento si rimbocca le maniche per difendere la sanità pubblica, combattere il precariato, bloccare i rigassificatori e i termovalorizzatori nella Val Bormida, i “SuperGrillini” si lamentano perché il loro clic del 2017 non vale più oro eterno.

Noi no. Noi votiamo.

Votiamo perché vogliamo contare.

Votiamo perché non abbiamo paura del futuro, ma di chi vuole congelarlo.

Votiamo perché non ci limitiamo a correggere i temi degli altri: noi li scriviamo, li firmiamo, li portiamo in aula e nei quartieri, nelle piazze e nei comuni.

Il Movimento non è un mausoleo. È un laboratorio politico.

E oggi, chi crede ancora in quel sogno, non si nasconde dietro un nickname vintage, ma lo dimostra con un gesto semplice e rivoluzionario: votare.

Questa è la vera partecipazione.

Tutto il resto è nostalgia che puzza di naftalina e di ego.

✍️ infoloreleca.com

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