Malasanità, 114 mila euro di risarcimento Danni permanenti a una 20enne di Albisola

massimiliano rambaldi
albisola
Una paziente di vent’anni di Albisola, vittima di gravi errori medici sarà risarcita per 114 mila euro. Lo ha stabilito il tribunale civile di Genova che ha riconosciuto una responsabilità concorrente e paritaria dell’ASL 2 di Savona (Ospedale San Paolo) e dell’IRCCS San Martino di Genova per le gravi lesioni riportate dalla giovane. Secondo il tribunale, entrambe le strutture hanno agito con negligenza, causando danni permanenti alla paziente.
La vicenda risale all’agosto 2021. La ragazza, affetta sin dall’infanzia da una sindrome cardiaca congenita (Wolff-Parkinson-White), era stata ricoverata per sottoporsi a un’operazione al San Paolo. Si trattava di un intervento programmato e ritenuto risolutivo per eliminare le aritmie cardiache causate dalla malattia. «Tuttavia – spiega il legale Andrea Marzorati -, durante la procedura iniziale è avvenuto il primo errore: i medici hanno perforato la vena giugulare interna e penetrato nell’arteria vertebrale con il catetere. Questo errore medico ha provocato un’emorragia interna e conseguenze gravissime. Il secondo errore avviene quando i medici del San Paolo, senza una valutazione neurologica, hanno deciso di trasferire la mia cliente all’ospedale Santa Corona. Gli esperti medico-legali nominati dal tribunale hanno evidenziato come l’errore dell’equipe di Savona fosse evitabile adottando le comuni linee guida per procedure del genere».
A causa di quell’errore iniziale, la paziente si è ritrovata con un catetere inserito in sede sbagliata, tra collo e torace, e con una grave lesione vascolare. «Una situazione incredibile – aggiunge il legale – assurdo inviare la giovane in una struttura non adeguata in una condizione tanto critica». Come scrivono i consulenti tecnici d’ufficio, i sanitari avrebbero dovuto eseguire un esame neurologico e poi dirigere il trasferimento verso il San Martino. Invece l’ambulanza ha portato la ragazza a Pietra, facendo perdere tempo prezioso. «Solo dopo questo passaggio a vuoto – racconta l’avvocato -, è stata trasportata d’urgenza a Genova . Una volta giunta al San Martino, si è verificato il terzo errore: l’operazione di rimozione del catetere e di riparazione del danno vascolare non è stata effettuata subito, ma posticipata al giorno successivo. Infine, c’è un quarto errore: quando la giovane è finalmente stata operata non sarebbero state adottate misure per minimizzare l’impatto estetico della ferita chirurgica».
La giovane vittima ha riportato un danno biologico permanente del 14%. A fine 2024 la vicenda è giunta in tribunale con una causa civile, che si è conclusa con la sentenza. Il giudice ha pienamente accolto la tesi del legale della ragazza, riconoscendo la responsabilità solidale delle due strutture sanitarie e condannandole a risarcire la paziente. —
