
Massimo Picone
Un’attesa lunga quasi 25 anni (data dei primi progetti) e che non ha ancora fine. Tra i sogni nel cassetto da realizzare da parte di chi vive a Savona, nel suo hinterland e nel relativo levante, quindi parliamo di oltre 100 mila abitanti, c’è sicuramente l’apertura al traffico dell’Aurelia Bis. Ovvero la tangenziale che collegherà in pochi minuti Albisola Superiore (Grana) al capoluogo, in corso Ricci, all’altezza dei viadotti ferroviario e autostradale. Ma sarà ben difficile che la chimera possa avverarsi entro breve. Le previsioni più ottimistiche, infatti, danno la conclusione dei lavori alla fine del 2026. E dire che l’opera è giunta all’85% del suo compimento.
L’intervento più complicato fu la realizzazione delle gallerie a causa di un terreno troppo cedevole che incontrava la fresa scudata da 13,5 metri diametro nel suo incedere da levante verso ponente. Dopo mille peripezie e molti blocchi dovuto al cedimento del sedime sotto il peso del macchinario, i tunnel furono conclusi. I cantieri erano partiti nel 2013, con una forza lavoro di circa duecento operai specializzati. In allora, le imprese aggiudicatarie dell’appalto pubblico furono la Cooperative Muratori Cementisti di Ravenna e la Itinera, facente parte della galassia del Gruppo Gavio di Tortona. Ma nel 2018 il colosso romagnolo finì clamorosamente in concordato preventivo per evitare il fallimento e la messa in liquidazione davanti al giudice civile, dopo oltre un secolo di storia e di successi coronati da grandi opere realizzate in tutta Italia.
Solo due anni prima, l’allora presidente di Anas (concessionaria della tangenziale, ndr.) Gianni Vittorio Armani, al termine di un sopralluogo nei cantieri, confermava che l’Aurelia Bis sarebbe stata completata proprio entro il 2018. Ma proprio l’anno seguente arrivò il crollo della Cmc che decretò lo stop all’intervento con la Itinera che, dopo alcuni contatti con altre imprese del settore viario, fece un passo indietro e si ritirò dall’avventura.
Per non farsi mancare nulla, mentre erbacce e rovi crescevano rigogliosi nei cantieri delle Albisole e di Savona, nell’aprile 2020 la Procura della Corte dei Conti della Liguria aprì un fascicolo, ipotizzando il danno erariale considerando che si tratta comunque di un’opera pubblica.
Le indagini, affidate alla Guardia di Finanza di Savona, puntarono all’appalto fallito da 170 milioni di euro. L’azione del personale delle Fiamme Gialle fu dovuta al fatto che quella montagna di soldi dei cittadini furono finanziati dal Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), con un impegno di spesa di 270 milioni di euro.
Secondo quanto appreso Anas, stazione appaltante, non avrebbe vigilato sui lavori compiuti dall’Ati incaricata dei lavori, ovvero Ici acronimo della Italiana Costruzioni Infrastrutture Spa di Roma e le imprese collegate ossia Cesi, Igeas e Rti Techint (subentranti a Cmc e Itinera), che si sono interrotti più volte. Inoltre, il tratto di Aurelia Bis è risultato non idoneo a collegare direttamente il casello con l’hub portuale di Savona.
Ici è un’altra azienda con molteplici cantieri in essere per primarie opere viarie e non solo in tutto il Paese. La Italiana Costruzioni (IC) Spa è attiva nella realizzazione di grandi progetti di opere civili e residenziali e, indirettamente svolgendo lavori, nell’ambito delle infrastrutture, di esecuzione di strade e superstrade, metropolitane, ponti e ferrovie tramite la controllata Italiana Costruzioni Infrastrutture. E quest’ultima si aggiudicò, appunto, l’appalto del lotto di completamento dell’Aurelia Bis. Ma nell’estate scorsa è arrivata la crisi finanziaria anche all’Ici, evidentemente una jattura per chi si avvicina alla superstrada savonese, con la trentina di operai rimasti al lavoro rimasti senza stipendio per due mesi e la Cassa Edile non versata dal marzo 2024 e con i tanti fornitori in credito. Quindi era scattato lo sciopero di ottobre e dopo il duro intervento del prefetto e dei sindacati, erano così arrivati i bonifici ed è stata coperta la Cassa Edile con le maestranze nuovamente al lavoro a novembre. Adesso siamo tornati daccapo, con i soli sette operai specializzati rimasti in servizio, a svolgere solo servizio di guardiania e di manutenzione ordinaria, senza stipendio da due mesi. —
