Conte “Confido che sabato i dem siano al corteo”

Luca de Carolis e Lorenzo chiarelli

I fu giallorosa si spaccano sulle armi, ancora. Proprio a un soffio dal corteo di sabato del Movimento contro il piano di riarmo europeo, a Roma, dove non a caso Elly Schlein non sa ancora se andare. A dividerli nel Consiglio regionale della Lombardia è la mozione del M5S proprio contro quella valanga di soldi per investimenti bellici. Un problema anche per la Lega, che a parole a livello nazionale si oppone, ma nel cortile di casa sua fa spallucce rifugiandosi nell’astensione, segnando comunque una differenza col resto della maggioranza, contrario.
Toni e contorni del testo dei 5Stelle sono identici a quelli delle mozioni presentate in Parlamento una settimana fa: un secco no al ReArm Europe e alle politiche di Ursula von der Leyen. La Lega riflette per giorni, ma alla fine prende la parola il capogruppo Alessandro Corbetta e dà la linea: “Siamo contrari nel metodo, perché è un tema che non compete al Consiglio regionale, ma la Lega si contraddistingue per il no alle truppe in Ucraina, per il no al piano di riarmo e per la pace”. Risultato: “Ci asteniamo”. Tutto il resto del centrodestra, che sostiene la giunta di Attilio Fontana, vota contro la mozione. Però a fare rumore è soprattutto la frattura nel campo giallorosa. Nel suo intervento per presentare il testo, il capogruppo 5S Nicola Di Marco elenca i punti critici del ReArm, mostrando anche un “contro-kit per le emergenze”, contraltare di quello tragicomico presentato nei giorni scorsi dalla Commissione Ue per sopravvivere alle prime 72 ore di un disastro (coltellino svizzero, fiammiferi, medicine, eccetera). Di Marco cita Enrico Berlinguer (“Se vuoi la pace, prepara la pace”) e tira fuori dallo zainetto una prescrizione medica, una bolletta, un trenino, un libro – il Manifesto di Ventotene – e un mazzo di chiavi, emblema dell’emergenza abitativa. Mantiene un certo fair play verso il Pd, il 5Stelle.
Ma il dem Pierfrancesco Majorino ha un’altra postura. Annuncia che il Pd non parteciperà al voto, e incalza i 5Stelle: “Non ho capito qual è la vostra posizione sulla Difesa comune europea. Quando eravamo insieme nel governo Conte-2, eravamo d’accordo sulla necessità di arrivare al 2 per cento del Pil in spesa militare”. Parole a cui Di Marco reagisce citando Nanni Moretti: “Da Berlinguer si passa a Ecce Bombo, mi spiace che alcuni consiglieri siano qui a chiedersi se li si nota di più se votano o se non partecipano”. Il tabellone elettronico delle votazioni restituisce un’aula variegata: M5S e Avs a favore della mozione, il Pd che non partecipa, il Misto che si divide, FdI e FI contrari, Lega astenuta. Ma le mozioni che il Movimento sta presentando in tutti gli enti locali, dalle Regioni ai Comuni, hanno prodotto tensioni anche in Puglia, dove pure i fu giallorosa dovrebbero fare asse per le Regionali in autunno, con l’eurodeputato dem Antonio Decaro sicuro candidato. Pochi giorni fa sul Corriere del Mezzogiorno il capogruppo del Pd in Regione, Paolo Campo, è stato chiaro: “Se dobbiamo fare l’alleanza in Puglia e costruire il centrosinistra che deve sostenere Decaro non si può partire da una mozione come questa, rispettabile ma che divide: non mi sembra prudente”. Ma il coordinatore del M5S in Puglia, Leonardo Donno, tiene il punto: “Chi si dice contro il piano di riarmo, sostenga convintamente la nostra mozione”. Tutto questo, mentre si avvicina il corteo anti-riarmo del Movimento di sabato, a Roma. Con Giuseppe Conte che lo dice con una sfumatura che sa di sfida: “Confido assolutamente che ci sia anche il Pd e che ci siano tutte le forze che ritengono questo piano di riarmo una prospettiva folle”.
Nell’attesa che Schlein decida se e come partecipare, si comincia a delineare il quadro degli ospiti sul palco in via dei Fori Imperiali. Come anticipato dal Fatto, ci sarà lo storico Alessandro Barbero. Con lui, un altro storico (dell’arte), il rettore dell’Università di Siena Tomaso Montanari, e il direttore di Greenpeace Italia, Giuseppe Onofrio. Previsti anche giornalisti, come il direttore del Fatto Marco Travaglio e l’ex europarlamentare Barbara Spinelli, e l’economista e saggista statunitense Jeffrey Sachs.