Azione a Genova sostiene Salis con gli odiati grillini con cui dialoga pure sulle Regioni. Noto: “Il Terzo polo non sfonda”. E l’ex ministro litiga con Schlein

Lorenzo giarelli

Cancellare il Movimento 5 Stelle. Oppure stringerci alleanze in giro per l’Italia? Non è facile stare dietro agli umori di Carlo Calenda, che appena tre giorni fa si è augurato l’estinzione degli odiati grillini, forse dimenticando che in città e Regioni prossime al voto i dirigenti del suo partito dialogano eccome coi morituri a 5 Stelle.
A Genova, per esempio. La campagna elettorale è partita da un po’ e ieri Silvia Salis, candidata di un centrosinistra largo che include sia il M5S che Azione, ha dovuto passare la giornata a respingere gli attacchi della destra a sostegno di Pietro Piciocchi, a cui non è parso vero di poter descrivere come “una farsa” la coalizione rivale. “Le parole di Calenda sono molto forti – abbozza Salis – ma io penso a Genova e al nostro progetto”.
Un imbarazzo che si comprende meglio se si pensa che ieri Elly Schlein era a Genova con Salis, e si è vista recapitare un altro gentile pensierino dal leader di Azione: “Cara Schlein, noi stiamo al centro, non andiamo dietro ai populisti filo putiniani e non ci asteniamo quando si tratta di Ucraina, riarmo europeo e difesa”. La campagna elettorale a Genova sarà con questo clima, anche se Luca Pirondini, senatore genovese del M5S, esclude ripercussioni sul Movimento: “A noi le uscite di Calenda non creano alcun imbarazzo – dice al Fatto – semmai sono loro che dovrebbero farsi qualche domanda”. I calendiani saranno probabilmente sparsi in una lista civica, secondo uno schema che però non riguarda solo Genova. A Ravenna, per dirne una, i 5Stelle hanno formalizzato il sostegno al dem Alessandro Barattoni, che tiene insieme anche i centristi calendiani, senza simbolo. D’altra parte gli esperimenti di campo largo non sono infrequenti, a Nord come a Sud: i quasi 70 mila abitanti di Lamezia Terme (Catanzaro) si troveranno sulla scheda il nome di Doris Lo Moro, in grado di compattare i 5Stelle e Azione.
Non solo. Le città votano a maggio, ma il tema si ripresenterà identico nelle Regioni in autunno. In Campania esponenti 5Stelle raccontano di essere rimasti spiazzati da Calenda, dal momento che diversi suoi dirigenti locali stanno da tempo ragionando su un possibile sostegno a Roberto Fico. Anche perché fanno ancora fede (forse) le parole che Calenda affidò all’Huffington Post un anno fa, dopo il flop alle Regionali in Sardegna: “Alle regionali correre da soli non è fattibile e non lo faremo più. Dovremo dialogare con Conte, è impossibile fare altrimenti”. Si vedrà.
In queste ore il progetto sembra guardare molto più a destra (e infatti il meloniano Giovanni Donzelli ha invitato Azione a supportare Francesco Acquaroli nelle Marche), ma nel giro di qualche mese Calenda potrebbe sparigliare di nuovo le carte. Al congresso del suo partito, lo scorso fine settimana, ha lanciato un appello ai cosiddetti riformisti del Pd e agli scontenti di Forza Italia, immaginando un futuro contenitore terzopolista. Nulla di molto diverso dall’ipotesi di un grande rassemblement centrista che è ormai argomento ciclico nella politica italiana, di sicuro successo sui giornali e nelle convention ma finora fallimentare (o, nei migliori di casi, appena sufficiente) in tutte le sue forme elettorali. Antonio Noto, direttore di Noto Sondaggi, aiuta a interpretare l’eterna illusione del centro: “Se chiedi genericamente agli elettori come si posizionano in un arco da destra a sinistra, avrai sempre un 15-20 per cento che in teoria si posiziona nell’area di un ipotetico centro. Ma poi non è affatto detto che queste persone voterebbero tutte il famoso Terzo Polo. Fratelli d’Italia è arrivata vicino al 30 per cento e non lo ha fatto certo prendendo solo voti di estrema destra. Il voto ai partiti si distribuisce diversamente”.
Per questo il potenziale di questi “volenterosi” è scritto sull’acqua, penalizzato pure dall’antica regola per cui il consenso di una federazione di partiti non corrisponde alla somma algebrica delle percentuali delle sigle aderenti. Senza dimenticare che un polo di centro avrebbe un problema politico: “Vedo una contraddizione – spiega Noto – perché andiamo verso la riforma del premierato e una legge elettorale che difficilmente sarà proporzionale. Non sono condizioni che favoriscono un partito di centro”. Calenda avvisato.