
Già 5mila i prenotati per il corteo di sabato a Roma, si punta alle 15mila presenze. Segnali e appelli da sinistra
Luca de Carolis
Ci sono insulti che valgono come regali. E ci sono spazi politici da riempire. Cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia per i Cinque Stelle che si avvicinano al loro corteo del 5 aprile con il vento di sondaggi positivi e il rumore dei nemici che non è mai parso così dolce. “Stiamo riempiendo molti più pullman del previsto, c’è un ottimo riscontro da tutti i territori” giurano dal M5S. Le prenotazioni parlano di 5 mila presenze certe, ma qualche big butta lì la cifra di “15 mila manifestanti” come alla portata.
Effetto della linea anti-riarmo, ma anche degli attacchi di un mondo che picchiando sul M5S lo sta ricompattando, ridandogli senso identitario. E il pensiero corre al Calenda che sabato ha auspicato “la cancellazione dei Cinque Stelle”, davanti a una platea dove se la ridevano diversi riformisti dem: da Pina Picierno all’ex premier Paolo Gentiloni, fino a Piero Fassino. “Gli attacchi ci hanno rimesso al centro del dibattito, come non capitava da anni” sostengono dal M5S. Benzina, per il corteo che partirà da piazza Vittorio per arrivare al palco in via dei Fori Imperiali, con la Giovanile che aprirà il “serpentone” e stand in piazza. Avs ci sarà, anche per marcare l’alleato. Mentre è improbabile che passi Elly Schlein. “Non crediamo proprio che venga, avrebbe troppi problemi nel suo partito” dicono i 5Stelle. Lei a Tagadà cerca di tenersi in equilibrio: “La piazza M5S? Così come noi siamo a favore della difesa comune europea, ho sentito spesso anche il Movimento e Conte parlarne. E ci sono similitudini anche nelle critiche al piano di riarmo”. Mentre, come anticipato dal Fatto, è certa l’assenza del segretario della Cgil Maurizio Landini. Ma va bene così al M5S che si risente autarchico, anche se con il Pd dovrà formare coalizioni per le Regionali in autunno. Non a caso ieri Virginia Raggi, non certo fautrice dell’abbraccio con i dem, ha ribadito che sarà in piazza: “Siamo la maggioranza degli italiani, anche se chi spinge per l’invio di armi cerca di etichettarci come ‘pacifinti’ e ‘filoputiniani’,, e così via”. Etichette che il M5S proverà a sfruttare per occupare quegli spazi a sinistra che Schlein non può riempire come vorrebbe. Così è indicativa la presenza annunciata da Michele Santoro, e soprattutto il consenso all’appello pro-piazza pubblicato pochi giorni sul Fatto, firmato dalla giornalista Luciana Castellina, dal giurista Luigi Ferrajoli e dallo storico Gian Giacomo Migone. Un testo in cui si invitano i leader del campo progressista “a mettersi d’accordo”, finora sottoscritto da 155 tra giornalisti e intellettuali. E che quello sia il campo di gioco lo conferma il segretario di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo: “Ci saremo anche noi, per dare un segnale di unità dell’opposizione”.
