Savona – Fermi da più di cinque anni. Sospesi nel vuoto, provati dalle intemperie e dalla ruggine, esposti a pioggia e neve in inverno, avvolti dalla vegetazione in estate.
Sono i vagonetti delle Funivie: quei 1.200 cassoni capaci di trasportare anche una tonnellata di carbone ognuno, ma che ormai dal novembre 2019 sono abbandonati a un destino che sembra non trovare una soluzione. Entro fine estate potrebbero essere rimossi: trainati fino alla stazione a mare e messi a riposare al coperto, sotto al tetto di un capannone per ripararli e provare ad allungare la loro vita operativa.
Savona – «Sappiamo che dal punto di vista estetico la situazione non è il massimo, ma dal punto di vista della sicurezza non ci sono dubbi – chiarisce l’assessore regionale Paolo Ripamonti, nella sua veste di sub-commissario di Funivie -. Questi vagonetti sono stati costruiti per viaggiare 24 ore, trasportando una tonnellata di carbone: la pioggia non è un problema, nemmeno per i tiranti, che possono benissimo reggere il peso e, nonostante la linea sia ferma, hanno ancor moltissima vita davanti. Detto questo toglieremo i vagonetti nella tratta compresa tra la città di Savona e San Rocco, che è anche la zona più vicina alle abitazioni, mentre il resto del tracciato scorre in mezzo ai boschi. I cassoni verranno fatti rientrare in un ricovero».
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Sono stati risparmiati dalle bombe della Seconda Guerra Mondiale, ma l’unico stop della loro storia è stato causato dalle frane, da quei due smottamenti che tra il 23 e il 24 novembre 2019 hanno visto cedere la collina sul lato mare della stazione di San Lorenzo (nei confini di Savona), provocando il crollo di alcuni piloni della linea. Da allora l’impianto è fermo, la società è stata messa in liquidazione e affidata a un commissario, si ragiona su una ripartenza della linea che tarda ad arrivare.
Soprattutto, ci si interroga su quale sarà il futuro dei vagonetti, che per i savonesi rappresentano un simbolo del paesaggio, almeno quanto la ciminiera a righe bianche e rosse di Vado. I tecnici continuano a ripetere che dal punto di vista della sicurezza non si corrono rischi, ma il dubbio di chiunque scorga quei cimeli industriali anneriti dal tempo è: «Terranno?».
Salendo verso la collina di Ranco ci sono numerose abitazioni e finestre con vista vagonetti, dove nelle giornate di vento non è poi così raro vederli dondolare. E c’è chi non nasconde qualche timore. Lo stesso pensiero che aleggia tra gli escursionisti e i biker che percorrono i sentieri tra i prati e i boschi della Valbormida. Ora i dubbi degli abitanti hanno una risposta: i vagonetti verranno trainati verso il capannone, ma non prima di qualche mese.
Ci vorrà più tempo per vederli tornare a viaggiare tra il porto e i parchi di Bragno.
Quali prospettive? A fare il punto ancora Ripamonti: «In questo momento vogliamo innanzitutto far partire i treni, in modo da tornare a movimentare le rinfuse con il ferro e non solo sui camion, che verrebbero ridotti del 30%, con miglioramenti anche per la viabilità».
Negli anni gloriosi i dipendenti delle Funivie erano più di cento, oggi sono rimasti 39: alcuni si occupano di manutenzione della linea, della movimentazione ferroviaria, altri sono in amministrazione. A breve dovrebbero iniziare corsi per i dipendenti, in modo da fargli ottenere l’abilitazione alla movimentazione ferroviaria.
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