Luca de Carolis

Il rilancio, per stanare Giorgia Meloni e la sua maggioranza su quel piano di riarmo a cui hanno fatto cambiare nome per evidenti rossori. Ma anche un’altra via per dare altra visibilità alla loro piazza, quella del 5 aprile a Roma, dove il Pd potrebbe passare al massimo per un saluto, come si fa tra cortesi vicini.
Queste le prime ragioni dietro la mozione che i 5 Stelle hanno presentato alla Camera e in Senato, per impegnare il governo “a non proseguire nel sostegno del piano di riarmo europeo” di Ursula von der Leyen. Tradotto: per stimolare un voto in Parlamento su quel testo su cui gli eletti in Ue non hanno potuto votare. Un problema per le destre e in particolare per la Lega che si mostra pacifista, ma una grana anche per il Pd, che sul piano ha rischiato di mandare in minoranza la sua segretaria. Cioè quella Elly Schlein che descrivono come irritata per il mancato coinvolgimento nella costruzione della manifestazione dei Cinque Stelle della prossima settimana. La certezza è che oggi in capigruppo a Montecitorio i 5Stelle chiederanno di calendarizzare la loro mozione, a cui nelle scorse ore si è aggiunta quella analoga di Alleanza Verdi e Sinistra.
Testi diametralmente opposti a quello di Azione, il partito di Carlo Calenda, che chiederà invece al governo di impegnarsi “per la conferma degli aiuti all’Ucraina” e “il rispetto dell’impegno sull’investire il 2 per cento del Pil in spese militari”. Il cosiddetto centrosinistra si spacca ancora una volta sulle armi. Anche se il voto non dovrebbe arrivare prima di un mese. Nell’attesa, Conte insiste: “Il 5 aprile ci ritroveremo per dire no al riarmo”. Un evento “di cui ci siamo assunti i costi, aperto a tutte le forze politiche e a tutti i cittadini”. E oltre alla frecciata ai dem sui costi – riferimento ai 350mila euro spesi dal Comune di Roma per la manifestazione del 15 marzo – c’è la chiara volontà di aprire l’evento a vari mondi, anche a sinistra.
E segnali stanno già arrivando. Lo dimostrano la lettera al Fatto di due giorni fa di alcuni intellettuali, diplomatici e giornalisti, tra cui Angelo D’Orsi, Francesca Fornario, Elena Basile e Enrico Calamai, in cui definivano “urgente trasformare una manifestazione indetta da un singolo partito in una mobilitazione di massa”. Ma c’è anche la lettera pubblica di Luciana Castellina, Luigi Ferrajoli e Gian Giacomo Migone, in cui invitano “Schlein, Conte, Fratoianni, Bonelli” e Maurizio Acerbo di Rifondazione comunista a fare “la loro parte”, mettendosi d’accordo “e poi a ritrovarsi assieme” il 5 aprile a Roma “con le sole bandiere della pace e dell’Europa che intendiamo costruire”.
I 5Stelle invece continuano a lavorare alla manifestazione. Dopo il corteo, con partenza da piazza Vittorio, ci sarà il palco in via dei Fori Imperiali. Tra gli ospiti, il missionario Alex Zanotelli e “alcuni giornalisti”. Non ci sarà invece Alessandro Di Battista, nonostante le voci delle ultime ore. Una suggestione, che racconta la voglia di diversi 5Stelle di riavere l’ex deputato nel M5S.