Tangenti in Provincia, nascosta l’agenda con i lavori contestati 

massimiliano rambaldi
savona
Non solo l’accusa di corruzione, ma anche di depistaggio. Si arricchisce giorno dopo giorno la (brutta) storia dei due lotti di sfalci d’erba sulle strade provinciali della Provincia, in cui la Procura contesta il pagamento di tangenti, turbativa d’asta oltre a falso ideologico. Inchiesta che ha visto l’arresto del capo cantoniere Claudio Sardo, dell’imprenditore pugliese Giuseppe Rizzi e la misura dell’interdittiva negli uffici pubblici del responsabile unico del procedimento dell’appalto, Andrea Tessitore. L’indagine ha aggravato ulteriormente la posizione di Sardo che averebbe tentato di nascondere un’agenda dove all’interno venivano annotati i lavori dei lotti indicati nell’inchiesta e dove sarebbero appuntati elementi che avvalorerebbero il giochetto messo in atto per favorire Rizzi nell’esecuzione dei lavori. Tale agenda, infatti, veniva conservata nella sede del capo cantoniere in quanto non esiste un documento ufficiale dove vengono segnati come i lavori siano eseguiti. Tutto veniva scritto lì e Sardo, secondo le accuse, ha preso l’agenda e l’avrebbe nascosta in un garage di sua proprietà. È lì che gli agenti della squadra mobile di Savona l’hanno trovata ed è scattata quindi anche l’accusa di depistaggio. Un’altra prova del fatto che tutto era stato organizzato anche nella fase dei lavori.
Durante le indagini è venuto fuori che lo stesso Sardo aveva «preso tempo con i sindaci» su alcuni lavori da fare nei lotti contestati. Rizzi infatti avrebbe spiegato non avere convenienza economica a operare in un solo lotto e a quel punto Sardo interviene per «dare una rasata» sulle strade interessate dal lotto, impiegando i dipendenti della Provincia. Mentre nella zona di Varazze lo stesso Sardo spiegherà di non aver fatto un lavoro particolarmente accurato. L’accordo tra i tre coinvolti nell’inchiesta a cui sono state applicate le misure (ci sono altri due indagati, tra cui un altro dipendente della Provincia per reati secondari) era stato raggiunto direttamente negli uffici di Palazzo Nervi. Erano incuranti che all’interno c’erano telecamere e strumenti di intercettazione ambientale sistemati lì dagli investigatori nell’ambito dell’inchiesta sull’ex direttore generale Giulia Colangelo. Tessitore la «bustarella» non la voleva nemmeno, aveva strabuzzato gli occhi alla consegna. Rizzi gli diede anche una busta di taralli pugliesi. —