
Imprevisto. Contestato a un evento a Roma con D’Alema
Luca de Carolis
I ragazzi con la felpa e i telefonini in mano come scudi cominciano a urlare dopo le 18. “Assassini”, “avete le mani sporche di sangue”. Sfruttano l’occasione di un evento con due ex premier: Giuseppe Conte, che viene interrotto mentre parla in collegamento da un treno con direzione Strasburgo – dove oggi contesterà il piano del riarmo di Von der Leyen assieme a una cinquantina di parlamentari dei 5Stelle – e Massimo D’Alema che è lì, nella sala del Roma scout center, e mentre volano grida e pure qualche spintone prende appunti immaginari, serafico. E il possibile senso da trarne è immediato: c’è sempre qualcuno più pacifista di te pronto a contestarti, perché hai votato il primo invio di armi all’Ucraina (Conte) e perché da presidente del Consiglio avevi autorizzato l’utilizzo dello spazio aereo italiano per bombardare la Serbia (D’Alema, nel 1999). Pensieri e sensazioni dall’incontro “Gea, guerra, conflitti, crisi”, organizzato da Aster, associazione di area 5 Stelle presieduta da Francesco Valerio Della Croce, vicino al capo delegazione in Europa del M5S, Pasquale Tridico. Ma la contestazione ha molto a che fare con la guerra – solo politica, certo – tra le piazze delle varie sinistre.
Lo dicono gli stessi contestatori, una decina: “Siamo anche di Potere al Popolo e vi ricordiamo la contromanifestazione del 15 marzo in piazza Barberini”. Cioè l’evento contrapposto alla piazza ideata da Michele Serra e diventata ormai un mezzo rompicapo dove centristi e riformisti-moderati-atlantisti del Pd dovranno convivere con la Cgil e pezzi dell’Anpi. Di certo non ci sarà D’Alema, che appena arrivato davanti alla sala schiva sdegnato le domande sui tormenti sulle armi nel Pd (“Non mi occupo di polemiche, ma di problemi”). E figurarsi il Conte che la sua manifestazione a Roma l’ha fissata per il 5 aprile. “A Che tempo che fa non ha fatto nessuna apertura alla piazza di domenica, invitando Serra a definire una piattaforma contro il riarmo voleva solo formulare un’iperbole, una provocazione intellettuale” assicurano dal M5S.
Ora l’ex premier ha altre priorità. Innanzitutto, marcare un primato a sinistra contro il riarmo – ma Avs arrivò prima di tutti – con l’iniziativa di oggi a Strasburgo. “È importante manifestare la nostra contrarietà al piano di riarmo europeo, privo di logica politica, ma anche militare” ripete dal treno stipato di deputati e senatori. Il collegamento non è semplice – “Mi fermo, sta parlando lo speaker in varie lingue” sorride a un tratto – ma la rotta politica è chiara. Dire no “alla follia del riarmo” e invocare una politica di difesa comune per la Ue, contestando quella Von der Leyen “che non farà neanche votare il Parlamento europeo”. Strategia utile per mordere Giorgia Meloni – “la premier non è venuta a riferire alle Camere sul Consiglio straordinario Ue” – ma anche e soprattutto per creare ulteriori problemi a Schlein, già sotto assedio dell’area moderata dem, quindi innanzitutto di Paolo Gentiloni, con gentile sponda di Romano Prodi. Oggi l’avvocato sarà a Strasburgo anche per non lasciarle la scena da voce contraria al piano da 800 miliardi. “I sondaggi sono positivi, e per la piazza del 5 aprile abbiamo ottimi segnali” giurano dal M5S. Nell’attesa, nella sala riempita anche dalla Giovanile del Movimento e da qualche veterano (Gianluca Perilli) parla D’Alema.
Confidente di Conte, tocca tasti simili: “Serve una difesa europea e non una rincorsa di singoli paesi a spendere più soldi per gli armamenti, perché questo non servirebbe a granché e poi, come ha dimostrato il Financial Times, una cosa di questo genere porterebbe soltanto commesse alle industrie americane”. Ma tra il suo classico intercalare – “diciamo” – e una battuta – “Meloni non vuole usare i fondi di coesione per le armi anche perché così Raffaele Fitto rimarrebbe senza lavoro” – il fu segretario del Pds cita anche “le forze politiche all’opposizione, che hanno molte ragioni per cercare di convergere a una prospettiva comune“. Però, teorizza, “la vera emergenza non è il premierato, ma fare una rigorosa legge elettorale, perché siamo governati da una minoranza, piuttosto sgradevole: un evento talmente catastrofico che andrebbe evitato in futuro”. Segue mezzo sorriso, alla D’Alema.
