
Il capogruppo dei 5Stelle: “Gentiloni pensi a tutti quei morti in guerra”
Luca de Carolis
Le armi, i possibili alleati, il Salva-Milano. I punti di distanza tra Pd e Cinque Stelle aumentano e si espandono come faglie, e ora ci sarebbe anche da discutere seriamente di come e se accordarsi nelle sei regioni che andranno al voto. Così il capogruppo in Senato del Movimento, Stefano Patuanelli, lo dice quasi con sollievo: “A livello locale ci confronteremo innanzitutto con i dem e Avs, i partiti del fronte progressista: per fortuna i presidenti regionali non devono occuparsi di politica estera…”.
Elly Schlein ha detto No al piano da 800 miliardi di Von der Leyen, come voi 5Stelle, e metà del Pd è insorta. Complicato per la segretaria stare in asse con il M5S, no?
Cominciamo con il dire che il piano di Von der Leyen è il contrario di ciò che servirebbe all’Europa, ossia una difesa e una politica estera comuni, impostazione che comporterebbe un notevole risparmio. E poi l’idea di scorporare solo le spese per le armi dal Patto di stabilità, in una Ue aggredita dai dazi e con tutte le emergenze economiche e sociali che abbiamo, è inaccettabile.
Detto questo, Schlein ha avuto coraggio, vista la situazione nel partito. O no?
È arrivata a questo percorso, seppure in modo un po’ tardivo. Capisco le difficoltà che sta incontrando. Ma il punto è che il Pd fa parte dei Socialisti e Democratici, gruppo che sostiene Von der Leyen. I dem fanno parte della maggioranza in Ue, ed è una contraddizione che sono loro a dover sciogliere. Dopodiché ci chiediamo dove sia finita Giorgia Meloni. Forse non se la sente di venire in Parlamento, e allora deve cambiare mestiere.
Secondo l’ex commissario europeo Paolo Gentiloni, “dire che la Ue è guerrafondaia vale solo per avere un titolo”.
Vale per qualche centinaio di migliaio di morti, che meriterebbero rispetto. I dem sostengono la commissione assieme a FdI, e Von der Leyen vuole scavalcare il Parlamento europeo portando il testo sul riarmo direttamente al Consiglio. Mi farei qualche domanda.
Perché avete già detto no alla piazza per l’Europa del 15 marzo? Non ha una piattaforma, e non ci saranno simboli di partito.
Proprio perché appare abbastanza evidente che sarà una manifestazione a sostegno di questa Europa, quella del riarmo. Noi abbiamo la nostra piazza del 5 aprile, che sarà contro questo delirio bellicista e su temi come il caro bollette e la necessità di misure a sostegno dei redditi. Spero che il Pd ci sarà.
E se Schlein non venisse?
Penso che perderebbe un’occasione. Dopodiché esiste un dialogo tra noi e il Pd che deve andare avanti per costruire un’alternativa a questo governo, ma nel segno del reciproco rispetto e del riconoscimento della rispettiva agibilità politica.
Magari anche l’atteggiamento verso Donald Trump può dividervi. Il Pd ha condannato il modo in cui ha umiliato Zelensky in diretta tv. Lei che ne pensa?
Trump gli ha inflitto davvero un’umiliazione, in un modo che è fuori da ogni modalità diplomatica. Certe cose non si dicono davanti alle telecamere, anche se ritengo che Zelensky sia stato un po’ ingenuo. Dopodiché il presidente americano lo conosciamo, purtroppo si comporta in questo modo.
Trump fa il gioco di Vladimir Putin, no?
Noi 5Stelle avevamo avvertito da tempo sul grave rischio che, andando avanti con questa logica delle armi, si sarebbe arrivati a una pace stipulata sopra la Ue e sopra l’Ucraina. Ma nessuno ci ha ascoltato. E ora si parla di destinare i fondi di coesione alle armi, quando il M5S ottenne il Recovery fund per spese sociali.
Giuseppe Sala ha abiurato sulla Salva-Milano: “Gli elementi descritti negli atti di accusa inducono il Comune a non sostenerla più”.
Alla Camera solo noi e Avs eravamo contro. Per il M5S, ambiente e legalità sono temi non trattabili. Penso che il passo indietro sia una buona notizia, forse effetto delle novità giudiziarie. Meglio tardi che mai.
