
Il 5S vede associazioni e va alle assemblee. Ma il tavolo regionale non parte
Luca de Carolis
Il veterano a 5Stelle è quasi pronto, il fu rottamatore anche. Ma far incontrare Roberto Fico e Matteo Renzi, o almeno farli coesistere senza contraccolpi apparenti è una bella rogna, innanzitutto per il Pd, che già lo dice al Movimento: “Niente veti, non ce li possiamo permettere”. Perché il tempo corre velocissimo, nella partita per la Regione Campania dove il presunto centrosinistra si gioca parecchio del suo futuro. Nel nome di Fico, la prima carta che non si è ancora tramutata in candidato. Con la vecchia regola a 5Stelle dei due mandati ancora in vigente, non potrebbe neanche esserlo. Ma l’ex presidente della Camera Roberto Fico, quello che nel 2005 stava con un cartello davanti a una fontana del centro di Napoli per ammonire che “quest’acqua deve rimanere pubblica”, si prepara alla corsa per la Campania.
Lo racconta il Clemente Mastella che sul Fatto gli ha dato la sua benedizione, suscitando mal di pancia diffusi nel Movimento – soprattutto a Benevento, ovvio – ma pure il sollievo di tanti nel Pd: “Se uno come Mastella va su di lui, si può fare…”. Lo confermano le associazioni e i politici sparsi che cercano Fico già da settimane, per chiacchierate e incontri ancora informali – “rapporti che Roberto coltiva da anni” assicurano dal M5S – , mentre l’ex presidente della Camera presenzia a tutte le assemblee del Movimento. E potrebbe ribadirlo anche il Sergio Costa che si sentiva un fattibilissimo piano b dei 5Stelle, ma che due giorni fa è parso cedergli il passo: “Ho sempre detto che Roberto è il candidato naturale del Movimento”. Però, con annessa clausola: “Serve un tavolo regionale che vada da Avs ai moderati”. Ed è in quell’aggettivo, moderati, che in politica significa tutto e il suo contrario, che si annida un nodo chiamato Matteo Renzi. Perché l’italovivo vuole stare con il cosiddetto campo largo, anche in Campania, e lo ha detto pochi giorni fa: “Non capisco cosa c’entrino le dichiarazioni di Trump con le Regionali campane, quindi certo che andiamo avanti con il centrosinistra”. E salutoni – forse – al suo antico rapporto con l’ancora presidente Vincenzo De Luca. Il capo di Iv, dicono varie fonti, è pronto a sostenere Fico, ospitando in una lista centrista anche capibastone locali in libera uscita, se il 9 aprile la Consulta dovesse bocciare la legge regionale con cui De Luca si è concesso l’opzione di un terzo mandato. E al Nazareno va benissimo. Ma ai 5Stelle no, lamentano i dem: tanto che non vorrebbero il segretario di Iv al tavolo regionale che viene rinviato da qualche settimana.
C’è ancora il veto su Renzi, è il punto. Dolente, per il Pd che teme l’autogol: “Se ci frammentiamo, lasceremo che tanti voti se ne vadano verso destra”. Tradotto, serve anche Iv, magari senza simbolo. Un groviglio che va risolto a livello nazionale, pare di capire. “Non è il momento di mettere veti” dice al Fatto il deputato dem Marco Sarracino: vicino a Elly Schlein, di certo non ostile al Movimento. Ma superarli non è semplice. Anche se a Genova il Movimento non è stato così pignolo, e non ha posto ostacoli apparenti alla presenza di Iv in coalizione per le Comunali di maggio (ma i renziani dovrebbero sciogliersi in una lista di centro).
Però servono passi in avanti. E un punto di caduta potrebbe essere far gestire il passaggio dei famosi moderati nel centrosinistra anche al sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi: a capo di una coalizione larga di centrosinistra, presidente dell’Anci e in ottimi rapporti con Fico. Non a caso, spesso tirato in ballo anche come federatore di centro anche a livello nazionale. E comunque non è che a destra stiano molto meglio. Perché il candidato ideale per quasi tutti sarebbe ancora il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che però non vuole saperne. E poi la voglia di Matteo Salvini di riprendersi la sua poltrona al Viminale dovrebbe averlo blindato all’Interno. Così il viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli (FdI), la mette così: “La mia candidatura è in campo solo se dai sondaggi si determina che sono l’unico che può vincere”. Mentre un altro papabile, come il forzista Fulvio Martusciello, assicura: “Si candiderà il più forte”. Ma è attivissimo anche il deputato leghista Gianpiero Zinzi. “Però un candidato vero al momento non si vede” sostiene un veterano dem campano. Realista o troppo fiducioso, è questione di punti di vista, nella regione dei veti e sospetti incrociati.
