Allarme per il declassamento dei porti Traversi: “Follia colpire Savona e Vado” 

savona
Non si placano le polemiche relative al declassamento de gli uffici dei porti liguri (Genova, Savona e La Spezia), decisa a livello centrale e che sarà applicata a partire da novembre 2025, salvo modifiche. L’operazione fa parte di un più ampio piano di riassetto che accorpa funzioni di dogane e monopoli in previsione da tempo realizzata grazie ad un algoritmo. Sul tema si muove anche la politica, ieri il secco «no» alla decisione è arrivato dal deputato ligure dei Cinque Stelle, Roberto Traversi.
«Il declassamento del sistema doganale ligure è un paradosso – spiega -, mentre si investe sulla nuova diga foranea, sul nodo ferroviario e sul terzo valico, il Ministero delle finanze e l’Agenzia delle dogane ridimensionano la Direzione territoriale regionale e gli uffici di Savona e La Spezia, basandosi su un algoritmo discutibile. Eppure, dai nostri porti transita il 50% delle merci import-export, generando un gettito erariale di 4,6 miliardi di euro nel 2023. Con questi numeri, ci saremmo aspettati un potenziamento, non un declassamento che, di fatto, comporterà meno risorse, riduzione del personale e impatti negativi sull’economia regionale. Contrari anche sindacati e Confindustria». I tre scali principali nel 2023 (dati Assoporti) hanno movimentato 80,3 milioni di tonnellate di merci e 3,98 milioni di container (con Genova e Savona a 62,99 milioni di tonnelate e 2,74 milioni di contenitori. Traversi, già sottosegretario al Mit del Conte 2 con delega ai porti è intervenuto per chiedere il ripristino delle condizioni precedenti: «Nonostante questi numeri, la Direzione regionale della Liguria è stata collocata nella quarta fascia di importanza, mentre dal 2001 era sempre stata nella prima. Questa scelta appare priva di giustificazione e in netto contrasto con la realtà operativa e i volumi di lavoro gestiti. Basti pensare che l’ufficio doganale di La Spezia, forte di un traffico di 1.069.791 TEU (secondo solo a Genova), sia stato declassato dalla prima alla seconda fascia, nonostante movimenti di container significativamente superiori rispetto a porti come Livorno, Napoli, Trieste e Venezia, che mantengono invece uffici di I fascia. Che dire poi delle attività doganali del porto di Savona e Vado Ligure? Nonostante 346.612 TEU movimentati e un gettito di oltre 1,2 miliardi di euro, è stato declassato dalla seconda alla terza fascia nonostante l’ampliamento delle sue competenze territoriali alla provincia di Imperia». Il risvolto è legato al potenziamento delle strutture: «Per il sistema produttivo ligure serve un rafforzamento del comparto. Infatti, se le merci vengono controllate mentre sono in nave con protocolli precisi, si velocizza il processo e si decongestiona il porto. Con questa scelta scellerata la Liguria rischia di rimanere ancora più isolata», conclude Traversi. M. RAM. —