Prove di piazza

niccolò carratelli 
roma 
Giuseppe Conte, in realtà, non ha invitato nessuno. Nella sua intervista a La Stampa il presidente M5s ha annunciato l’intenzione di portare in piazza gli italiani contro il governo Meloni che «non sa che pesci prendere» di fronte a una situazione economica disastrosa. Ma, a precisa domanda sul coinvolgimento degli alleati, o presunti tali, ha risposto: «I nostri primi alleati sono i cittadini». Non proprio una mano testa a Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e agli altri leader del centrosinistra. Loro però, quasi tutti, cercano di non badare alla forma, ma si concentrano sulla sostanza. La prima a farsi avanti è proprio la segretaria Pd, che resta fedele alla sua linea unitaria e, rappresentando il primo partito dell’agognata alternativa, vede come un’occasione favorevole l’adesione a iniziative degli alleati “minori”. «Per manifestare sulla questione sociale, sui salari bassi, sulle pensioni, sulle bollette noi ci siamo e ci saremo sempre», assicura Schlein, aggiungendo che «siamo disponibili anche a organizzarla insieme, contro la propaganda di questo governo». Una disponibilità che, però, non viene raccolta nel quartier generale M5s, dove ci si limita a esprimere soddisfazione per «la convergenza delle altre forze politiche sulla proposta di Conte», ma è «prematuro ragionare sull’organizzazione della manifestazione». E non è solo questione di data e luogo, che pure ancora non ci sono, ma di metodo. «Se l’obiettivo è mandare un segnale forte a Meloni, devi riempire una piazza importante. E senza il Pd non puoi farlo», avverte un parlamentare dem vicino a Schlein. 
Eppure, a scorrere le dichiarazioni diffuse ieri, in serie, dai vertici del Movimento (da Chiara Appendino a Stefano Patuanelli, da Riccardo Ricciardi a Michele Gubitosa), tutti pronti a rilanciare la chiamata alle armi del loro presidente, la sensazione è che l’idea di partenza sia una piazza 5 stelle. A cui gli altri partiti potrebbero partecipare, certo, ma come ospiti. Altro conto, è evidente, sarebbe mettersi tutti intorno a un tavolo per definire la piattaforma e i dettagli logistici, in modo che la piazza sia condivisa con pari dignità. Questa è la strada che auspica anche Nicola Fratoianni: «Siamo prontissimi a farla insieme, a costruirla insieme, a discutere di come mettere insieme le forze», avverte il leader di Sinistra italiana. Il quale oggi ha intenzione di parlare con Conte per chiarire i contorni politici della manifestazione. E a La Stampa spiega che «se alla fine Giuseppe decide di farla da solo, magari uno passa per un saluto, come è già avvenuto in passato. Ma è ovvio che è molto meglio fare le cose insieme fin dall’organizzazione». E il collega dei Verdi, socio di Avs, Angelo Bonelli aggiunge: «Su tutto ciò che costruisce unità, noi ci saremo». Insomma, l’invito abbastanza esplicito al leader del Movimento è quello di condividere la sua iniziativa con gli alleati. Facendo in modo che l’adesione sia più ampia possibile, quindi sgombrando il campo da questioni che possono risultare divisive. «Se i temi sono bollette, mancanza di lavoro, crisi industriali, sanità, diritti noi ci siamo – spiega il segretario di +Europa Riccardo Magi –. Se è, invece, una piazza per dire no al sostegno a Kiev e, quindi, sì alla politica imperialista di Putin, noi non ci saremo». Naturalmente nessuno tra i 5 stelle pensa di far prendere questa piega alla manifestazione, ma c’è un punto sensibile, che lega i problemi economici e sociali in Italia alla politica estera e alle scelte a livello europeo. Dallo staff di Conte richiamano un passaggio della sua intervista ed è quello in cui l’ex premier prende di mira la Commissione europea e boccia come «una follia» la recente proposta di Ursula von der Leyen di scorporare le spese militari dal Patto di stabilità. Un giudizio condiviso nel merito da Schlein, anche se con toni meno duri, mentre un pezzo del Pd, dall’ex ministro Lorenzo Guerini a diversi eurodeputati, si sono esposti a favore di un intervento per aumentare gli investimenti in difesa. 
Una linea simile a quella di Italia Viva e di Azione, che non a caso si mostrano molto più prudenti sull’iniziativa dei 5 stelle. «Vediamo cosa viene fuori, qual è la piattaforma e poi valutiamo», fanno sapere dal partito di Matteo Renzi, rivendicando di aver avviato da tempo un pressing sul governo rispetto all’impennata del costo dell’energia. Mentre dalle parti di Carlo Calenda, di suo sempre restio alle proteste di piazza, già si propende per un cortese rifiuto: «Una manifestazione di piazza non abbassa il costo dell’energia – dice Ettore Rosato, del direttivo di Azione – l’opposizione ha il dovere di fare proposte per provare a cambiare le cose». E, se possibile, tentare di mostrarsi unita quando chiama i cittadini a protestare contro il governo. —