Gavarry di Albisola il sindaco aspetta il nuovo progetto 

MASSIMO PICONE
ALBISOLA S.
L’antica fabbrica Gavarry e i terreni circostanti, situati nel centro di Albisola Superiore, a ottobre sonostati venduti all’asta per tre milioni e 300 mila euro a una società con sede legale a Roma. Ma finora, nessuno si è fatto vivo con l’amministrazione comunale, nonostante siano trascorsi oramai quattro mesi. 
«Fino ad oggi non c’è stato alcun contatto – conferma il sindaco Maurizio Garbarini – . Non abbiamo nessuna informazione sugli acquirenti, ma comunque dovranno per forza mettersi in contatto con noi per avviare le pratiche del progetto che prevede prima la demolizione dello stabile e quindi la costruzione di un residenziale e commerciale che dovrà rispondere ai requisiti richiesti per un’operazione edilizia non certo di secondaria». 
L’asta giudiziaria si era svolta al Tribunale di Savona. L’insediamento di Albisola Capo, in stato di abbandono dal 2012, occupa un’area di 37 mila e 897 metri quadri. Il valore di stimato era di 4 milioni e 400 mila euro. L’offerta minima partiva, appunto, da 3 milioni e 300 mila euro. Le funzioni ammesse, una volta avvenuta la demolizione, come detto, sono quelle di residenza libera e convenzionata nelle varie tipologietipologie. Inoltre sono ammessi esercizi commerciali ai piani terra, laboratori artigianali legati alla ceramica, servizi pubblici, studi professionali,e parcheggi anche interrati. Dopo l’abbattimento e la ricostruzione dell’attuale volume, lo stesso non dovrà superare il 50% di quello esistente e la sua collocazione dovrà essere tale da garantire una congrua distanza dall’Aurelia, in modo da poter assicurare uno spazio verde urbano.
Il blocco del fabbricato, che si trova tra l’Aurelia di corso Ferrari e via Papa Giovanni XXIII, è costituito da tre corpi disposti ad “U” circondati da ampia corte. Unoospitava anche uffici e laboratorio, composto da quattro piani fuori terra e due corpi laterali destinati a produzione e magazzinaggio, su due livelli fuori terra oltre a piccolo corpo laterale ad un piano. All’estremità nord, una ciminiera con serbatoio pensile per riserva d’acqua. Il complesso edilizio fu edificato nel 1940 e destinato dal 1945 a saponificio. Nel 2013 era pronta a partire una vasta operazione edilizia che avrebbe dovuto dare seguito al contemporaneo trasferimento dell’attività produttiva a Valleggia. Al posto del saponificio, era prevista una serie di sei palazzine e due torri da una decina di piani. Invece, dopo il ricorso presentato prima al Tar, poi al Consiglio di Stato, da un di abitanti dei condomìni circostanti, il progetto non fu approvato perché ritenuto invasivo. —