
Cittadinanze sospette ottenute coi click day
C’è anche il tesoriere del Pd campano Nicola Salvati tra i 36 arrestati della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno nell’ambito di un’inchiesta sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sulle truffe perpetrate durante il click day, grazie alla quale almeno 2000 extracomunitari avrebbero ottenuto la documentazione per soggiornare in Italia. E tornano in mente le parole dirompenti di Giorgia Meloni quando a giugno depositò in Direzione Nazionale Antimafia, nelle mani del procuratore Giovanni Melillo, un esposto sugli imbrogli consumati in torno al decreto flussi. “Da alcune regioni, su tutte la Campania, abbiamo registrato un numero di domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari, durante il “click day”, totalmente sproporzionato rispetto ai potenziali datori di lavoro, siano essi singoli o imprese”, disse la premier. Forse aveva ragione, a leggere le carte dell’ordinanza notificata ieri al termine di indagini condotte dai carabinieri del nucleo tutela del lavoro e coordinate dalla procura salernitana guidata da Giuseppe Borrelli. Salvati è stato immediatamente sospeso dal partito e dal ruolo di tesoriere, con provvedimento del commissario del Pd Antonio Misiani. Non è la prima volta che Misiani è ‘costretto’ a fare questo passaggio, ed anche stavolta per un dem del salernitano: nell’ottobre scorso dovette sospendere l’arrestato per corruzione presidente della Provincia Franco Alfieri, anche sindaco di Capaccio Paestum.
E proprio a Capaccio Paestum si sarebbe strutturata l’associazione a delinquere per le truffe sui migranti “in atto dal 2018” di cui Salvati, ex sindaco di Poggiomarino, avrebbe fatto parte. A Capaccio risiede infatti l’ideatore e promotore del sodalizio, Raffaele Nappi, ritenuto il capo di un’associazione a delinquere contestata nel primo capo di imputazione a lui, ai Salvati ed altre 28 persone.
Nicola Salvati e Giuseppe Salvati (il padre) avrebbero avuto il compito in qualità di titolari di uno studio di commercialisti, di “formare o ‘aggiustare’ la falsa documentazione necessaria per la presentazione e/o il buon esito delle istanze o comunque di fornite indicazioni al fine di farla “correggere” ai datori di lavoro direttamente interessati, nonché di predisporre le false fatture di vendita o acquisto” della ditta di Nappi “strumentali all’artificioso aumento del volume d’affari propedeutico allu presentazione e finalizzazione delle istanze relative ai decreti flussi ed emersione, nonché all’autoriciclaggio delle somme di provenienza illecita”. I gravi indizi di colpevolezza, si legge nelle 300 pagine firmate dal Gip di Salerno Giovanni Rossi, sarebbero emersi sia dalle dichiarazioni di Nappi che “dalle numerose conversazioni intercettate tra quest’ultimo e i Salvati nel corso del tempo, che attestano e riscontrano obiettivamente il coinvolgimento stabile, duraturo e reiterato da loro prestato”.
Secondo il generale dei carabinieri Antonio Bandieri, capo del nucleo tutela lavoro, “parliamo di un giro di affari che ruota attorno a più di 2000 istanze false e per ogni pratica il lavoratore straniero pagava dai 6000 ai 7000 euro”. Somme che, poi, sarebbero state suddivise all’interno dell’organizzazione criminale tra i vari componenti.
