AI, la Cina si muove con Alibaba Le big tech Usa: “Ci avete copiato” Alessandro Aresu

arcangelo rociola
Un’inaspettata manovra a tenaglia. Capace di fare sentire la fortezza statunitense sotto assedio. E in uno dei campi in cui pensava di avere un vantaggio competitivo inarrivabile.
Pochi giorni dopo il lancio di DeepSeek, dalla Cina è arrivato un secondo modello di intelligenza artificiale in grado di competere con quelli prodotti dai colossi tecnologici americani. Lo ha lanciato Alibaba e si chiama Qwent. Funziona bene, per alcuni esperti anche meglio di DeepSeek e di altri chatbot in circolazione. Confronto che sembra confermare uno scenario emerso nei giorni scorsi: Pechino vuole dimostrare non solo di poter giocare la partita dell’AI, ma di poterla vincere. Per ora lo sta facendo con dei chatbot, modelli linguistici pensati soprattutto per il grande pubblico. Che però hanno la capacità di arrivare direttamente alle persone, anche agli utenti d’Occidente, che possono testarli e rendersi conto della loro potenza. Una strategia di comunicazione precisa. Efficace, visto l’effetto ottenuto. E destinata a tenere aperta la partita tra Usa e Cina. Che però sembrano muoversi in modo diverso. Washington sembra ragionare sulla tattica migliore da usare per arginare l’avversario, e magari colpirlo. Pechino cerca strategie per occupare spazi e far sentire il nemico sotto assedio. Washington gioca a scacchi. Pechino a Go, gli scacchi cinesi dove non è importante fare fuori il re, ma avere il controllo della scacchiera.
«Tra Usa e Cina la partita sull’AI è diventata una forma di guerra ibrida», spiega a La Stampa Alessandro Aresu, analista, consigliere scientifico di Limes, esperto di geopolitica e tecnologia. «Credo che Pechino stia cercando di dare Stati Uniti una dimostrazione di forza. Sanno che Trump è sensibile alle prove muscolari. Non escludo che sia un modo per arrivare a un compromesso sui dazi e il blocco all’esportazione dei semiconduttori imposti dagli Usa», ragiona l’analista, autore di “Geopolitica dell’Intelligenza artificiale” (Feltrinelli). La Cina potrebbe voler smuovere l’avversario e cercare una reazione. E poi agire di conseguenza.
Ieri Bloomberg ha rivelato che Trump avrebbe in mente di inasprire ulteriormente la stretta all’export di chip in Cina. Assecondando le richieste arrivate da diversi capi di aziende tech americane, convinti che il blocco all’export sia l’unica via per mantenere la supremazia sull’AI. «Ma non c’è un consenso unanime su cosa fare. Ci sono i falchi, che vogliono strette e dazi per abbattere il nemico cinese. Ma Trump è più politico. E sa che c’è un argomento forte da parte dei produttori di chip Usa, come Nvidia: vendere i chip in Cina vuol dire sapere cosa stanno creando, qualità, quantità di chip e assistenza vuol dire avere informazioni precise, meglio di quanto un’intelligence potrebbe ottenere. Credo che Trump alla fine cercherà un compromesso, magari in uno dei prossimi vertici con Xi», continua Aresu, che aggiunge: «Anche perché la Cina è un competitor difficile. Ha aziende all’avanguardia, è avanti nei campi della robotica, della guida autonoma, ha colossi come Huawei e Tencent che non hanno subito nulla dalle imposizioni americane e godono di ottima salute. Molti credono che l’innovazione in Cina sia guidata dal partito. Ma non è così. Il partito sa tutto. Ma sono i privati che fanno ricerca e sviluppo. E non è escluso che nelle prossime settimane potrebbero assestare altri colpi come quello di DeepSeek e Qwent», magari presentando altre Ai.
La partita però non passa soltanto dalle scrivanie dei Trump e Xi Jinping. OpenAI e Microsoft hanno accusato DeepSeek di aver rubato i loro dati e il loro modello. Hanno detto di avere anche le prove a supporto delle loro accuse. Intanto le app di AI cinesi scalano le classifiche degli App Store mondiali. DeepSeek è prima ovunque, lo era anche in Italia prima di sparire nel pomeriggio di ieri, forse per via delle richieste di accertamento sul trattamento dei dati degli utenti italiani inviate ieri a Pechino dal Garante della Privacy. Mosse di pedine che giocano una partita di posizionamento e conquista più che di annientamento dell’avversario. Forse davvero più simile al Go che agli scacchi. —
