«Necessario aggiornare lo studio epidemiologico su Cairo e la Val Bormida, per avere, però, risposte, e non solo altri dubbi». Ad affermarlo è il sindaco di Cairo, Paolo Lambertini, che annuncia che perorerà con urgenza la richiesta presso il nuovo assessore regionale alla Sanità, Massimo Nicolò, e il direttore generale di Asl 2, Michele Orlando.

Afferma, Lambertini: «Quello che chiediamo è che non solo lo studio venga aggiornato rispetto al 2013, ma che fornisca elementi davvero utili per la prevenzione, indicando magari quali inquinanti monitorare maggiormente, quali zone, ed eventuali correlazioni tra inquinamento e patologie».

Cosa che i due studi precedenti, obiettivamente, non hanno fatto. Le conclusioni di quello commissionato dal Comune di Cairo, e che riguardava solo quel territorio dal 1998 al 2008, riferivano che “la campagna non ha mostrato situazioni ambientali critiche alle quali poter attribuire un potenziale ruolo causale”. Quello, invece, reso pubblico nel 2017, «grazie a noi, dopo che era rimasto chiuso per anni in un cassetto in Regione», a cura dell’Ist, allungato sino al 2010, ed allargato anche a Carcare, Altare, Dego e Cosseria, non diceva molto di più. Lo studio, infatti, poneva l’accento sulla maggiore casistica di tumori dello stomaco e del colon-retto, ma ancora una volta non individuava correlazioni certe tra il maggior numero di patologie e i fattori ambientali.

Per questo l’amministrazione cairese aveva già chiesto di predisporre un aggiornamento, e il Dipartimento prevenzione dell’Asl 2 si stava già muovendo per capire come redigere un progetto per poi avviare una manifestazione di interesse ed individuare la società a cui affidare l’indagine. Ma prima il Covid, che aveva posto altre priorità, poi il terremoto Toti in Regione, avevano bloccato tutto.

(M.CA.)