
La norma è di carattere nazionale, ma la Regione Liguria avrebbe potuto adottare una maggiore flessibilità nella sua applicazione per non danneggiare i cittadini. Ecco i fatti: le prescrizioni emesse entro il 30 novembre 2024, comprese quelle in esenzione, saranno valide con le relative tariffe solo fino al 31 luglio 2025. Tuttavia, le prescrizioni rilasciate dal 1° dicembre in poi, se non prenotate a causa delle agende chiuse, diventano automaticamente invalide. Questo costringe i cittadini a tornare dal medico o dallo specialista per ottenere nuove prescrizioni e ricominciare tutto da capo.
Cosa avrebbe potuto fare la Regione? Seguendo l’esempio di regioni come Lombardia e Marche, avrebbe potuto ampliare il periodo di validità a 365 giorni, evitando così di far scadere le richieste. Invece, ha scelto di adottare rigidamente i 180 giorni previsti dalla norma nazionale, ignorando le possibili conseguenze. È così che il duo Bucci-Nicolò intende “risolvere” le liste d’attesa?
Inoltre, emergono ulteriori problematiche: le Asl non forniscono quasi più nulla alle RSA, nemmeno materiali di base come le cannule periferiche utilizzate nei pazienti dimessi. Quanti altri tagli stanno attuando per evitare il commissariamento della sanità ligure? È questa la strategia di risanamento del bilancio?
Il capogruppo regionale del M5S, Stefano Giordano, denuncia la situazione e chiede chiarimenti urgenti: “È questa la strategia del presidente della Regione e dell’assessore alla sanità per affrontare le liste d’attesa? Ritengono accettabile abbandonare i cittadini, costringendoli a rivolgersi al privato o, peggio, a rinunciare alle cure perché non possono permettersele? Le loro promesse elettorali sono già evaporate. È questa la ‘Liguria del benessere’ che avevano promesso?”
Questo sistema non solo aumenta il carico di lavoro per medici di base e specialisti, costretti a riscrivere continuamente le richieste, ma abbandona i cittadini e degrada ulteriormente la sanità pubblica, trasformandola in un ingranaggio burocratico lontano dai bisogni delle persone. Al contrario, bisognerebbe semplificare le procedure, investire nella digitalizzazione e sostenere soprattutto gli anziani, che affrontano già enormi difficoltà. Per ridurre le liste d’attesa non basta un click, serve un piano concreto che rimetta al centro la salute e la prevenzione. Conclude Giordano: “La sanità pubblica dovrebbe essere vicina ai malati, non una trappola di inefficienza e abbandono.”
