“Funivie, l’ipotesi retroporto ha bisogno di tempi e piani”

Mauro Camoirano
Cairo Montenotte
Funivie, bene la logica di banchina di retroporto con un sistema integrato ferrovia-fune, che sia propedeutico anche al ripristino dell’impianto, ma i sindacati chiedono un incontro al neo commissario, il governatore Bucci, e al confermato sub commissario, Paolo Ripamonti, per conoscere tempi e soprattutto piani. Anche perché, sottolinea Simone Turcotto, Cgil, «i 4,9 milioni l’anno per due anni messi a disposizione del Ministero, sono ottimali per la gestione commissariale, ma insufficienti per il ripristino delle Funivie, se una delle condizioni sarà, come leggiamo, la sostituzione dei 72 km di cavo».
Secondo Turcotto, i nodi da affrontare sono tre, complementari, ma distinti: «Il primo riguarda appunto il ripristino della linea. Che per noi rimane necessario e prioritario. Ma, pur in attesa dell’annunciato studio affidato dalla gestione commissariale per capire come adeguare il progetto di ripristino alla nuova normativa, pare evidente che i soldi a disposizione non siano sufficienti e che quindi commissario e sub commissario dovranno trovare risorse. Inserendo, però, nel calcolo, in caso di dismissione di Funivie – che non è certo un’opzione che intendiamo appoggiare – anche quanto costerebbe demolire la linea rispetto al suo ripristino».
Il secondo punto «riguarda la visione di trasformazone dei parchi in banchina di retroporto iniziando con i treni: per le rinfuse San Giuseppe sarebbe una soluzione comunque competitiva e con un investimento nemmeno troppo rilevante. Però anche qui bisogna che ora ci si muova: negli interventi, ma anche per i corsi di formazione sulla movimentazione ferroviaria a cui dovranno essere indirizzati i dipendenti di Funivie. Corsi che, a quanto pare, il fatto di dover acquistare sul Mepa, sta rallentando». Infine, c’è la questione della linea ferroviaria San Giuseppe-Alessandria, «che è prioritario adeguare. Sia pensando ad una futura movimentazione anche dei container, sia perché solo con infrastrutture adeguate si attirano e supportano le aziende».
Meno covinto della visione di banchina di retroporto è Paolo Forzano, già presidente del Comitato Casello Albamare: «Sul fatto che le Funivie diventino il perno di un sistema logistico con aree a Cairo sono assai dubbioso. Bisogna guardare in faccia la realtà: ad iniziare dai costi di ripristino di quell’impianto, ormai vetusto e mai gestito in un’ottica imprenditoriale, di investimenti, ma contando solo sui contributi. E poi, che competività avrebbe una banchina di retroporto a San Giuseppe, che potrebbe aggirarsi sui 160 mila metri quadrati, rispetto al progetto X Change di Alessandria, hub retroportuale di 1 milione di mq, per un investimento previsto di 250 milioni, con la disponibilità di 13 binari da 750 metri? Polo che si collegherebbe ad altre realtà limitrofe come il Rivalta Terminal Europa, o il polo logistico di Spinetta Marengo? Che utilità avrebbe realizzare a metà strada una piccola realtà a San Giuseppe? Altro invece è spingere sul potenziamento ed adeguamento delle linee ferroviarie Savona-Torino ed appunto San Giuseppe-Alessandria: connessioni adeguate tra il porto di Savona-Vado e veri centri logistici, non con mini park valbormidesi».
