
Il caso che coinvolge Alessandra Todde, presidente della Regione Sardegna, rappresenta un miscuglio di errori procedurali e anomalie istituzionali che solleva più interrogativi che certezze. La questione non riguarda tanto il contenuto delle spese elettorali – rendicontate in modo trasparente e senza ombre di irregolarità finanziarie – quanto piuttosto una serie di pasticci burocratici e decisioni che, pur tecnicamente non gravi, hanno portato alla sanzione massima della decadenza.
Le criticità principali:
1. Dilettantismo e pressappochismo: Il mancato rispetto di alcune procedure formali, come la nomina del mandatario e l’apertura del conto dedicato, sono errori attribuibili al comitato elettorale della Todde, scelto direttamente da lei. Questo dà agli avversari un facile appiglio per attaccare non solo la presidente, ma anche il Movimento 5 Stelle, riportandolo nel vecchio stereotipo degli “scappati di casa”.
2. Disparità di trattamento: Le infrazioni contestate non giustificano la sanzione estrema della decadenza, prevista solo in casi specifici che non sembrano essere stati accertati. La multa pecuniaria inflitta è lieve, segno che le violazioni non sono state considerate gravi. Tuttavia, sul piano amministrativo, queste stesse infrazioni vengono interpretate in modo così severo da giustificare l’allontanamento della presidente.
3. Possibile conflitto d’interessi: La presenza, nel Collegio che ha giudicato la Todde, di figure legate a partiti avversari (una sorella di un leader di Italia Viva e il padre di un candidato di Forza Italia) alimenta sospetti di parzialità. Pur non essendoci prove di complotti, sarebbe stata opportuna una loro astensione, per evitare che il procedimento fosse percepito come politicamente influenzato.
4. Reazioni opposte tra centrodestra e Movimento: Il centrodestra, noto per chiudere un occhio su questioni interne ben più gravi, utilizza questa vicenda per dare lezioni di trasparenza e moralità. Al contrario, il Movimento 5 Stelle, fedele a un approccio istituzionale, sceglie di non alzare i toni, evitando però di mettere in discussione dinamiche che meriterebbero una maggiore attenzione pubblica.
Conclusione:
Il caso Todde riflette una gestione inadeguata delle procedure elettorali e una rigidità amministrativa che sembra colpire in modo sproporzionato. Se da un lato il Movimento 5 Stelle deve fare un esame di coscienza sulla propria organizzazione interna, dall’altro è lecito chiedersi se il giudizio del Collegio sia stato influenzato da conflitti di interesse. La trasparenza e il rispetto delle regole devono essere garantiti, ma senza trasformarsi in un’arma politica contro avversari scomodi.
L.C.
