Aurelia bis nel limbo, 2025 decisivo senza una svolta si rischia grosso 

massimo picone
savona
Tra i sogni nel cassetto da realizzare nel 2025 c’è sicuramente l’apertura al traffico dell’Aurelia Bis. Ovvero la tangenziale che collegherà in pochi minuti Albisola Superiore (Grana) a Savona in corso Ricci, all’altezza dei viadotti ferroviario e autostradale. Ma non sarà affatto semplice, anzi. Le previsioni più ottimistiche, infatti, danno la conclusione dei lavori nella tarda primavera del 2026. E dire che l’opera è giunta all’85% dell’ultimazione. L’intervento più complicato fu la realizzazione delle gallerie a causa di un terreno troppo fragile, ma dopo mille peripezie i tunnel furono conclusi. Si iniziò il cantiere nel 2013 con duecento operai specializzati. In allora, le imprese aggiudicatrici dell’appalto pubblico furono la Cooperative Muratori Cementisti di Ravenna e la Itinera, facente parte della galassia del Gruppo Gavio di Tortona. Ma nel 2018 il colosso romagnolo finì clamorosamente in concordato preventivo per evitare il fallimento e la messa in liquidazione davanti al giudice civile, dopo oltre un secolo di storia e di successi coronati da grandi opere realizzate in tutta Italia. Solo due anni prima, l’allora presidente di Anas (concessionaria della tangenziale, ndr.) Gianni Vittorio Armani, al termine di un sopralluogo nei cantieri, confermava che l’Aurelia Bis sarebbe stata completata proprio entro il 2018. Ma proprio l’anno seguente arrivò il crollo della Cmc che decretò lo stop all’intervento con la Itinera che, dopo alcuni contatti con altre imprese del settore viario, fece un passo indietro e si ritirò dall’avventura. Per non farsi mancare nulla, mentre erbacce e rovi crescevano rigogliosi nei cantieri delle Albisole e di Savona, nell’aprile 2020 la Corte dei Conti aprì un fascicolo, ipotizzando il danno erariale considerando che si tratta comunque di un’opera pubblica. Le indagini della Guardia di Finanza di Savona puntarono all’appalto fallito da 170 milioni di euro. Quella montagna di soldi furono finanziati dal Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), con un impegno di spesa di 270 milioni di euro. Secondo quanto appreso Anas, stazione appaltante, non avrebbe vigilato sui lavori compiuti dall’Ati incaricata dei lavori, ovvero Ici acronimo della Italiana Costruzioni Infrastrutture di Roma e le imprese collegate ossia Cesi, Igeas e Rti Techint (subentranti a Cmc e Itinera), che si sono interrotti più volte. Inoltre, il tratto di Aurelia Bis è risultato non idoneo a collegare direttamente il casello con l’hub portuale di Savona. Ici è attiva nella realizzazione di grandi progetti di opere civili e residenziali e, indirettamente, di esecuzione di strade e superstrade, metropolitane, ponti e ferrovie tramite la controllata Italiana Costruzioni Infrastrutture. Quest’ultima si aggiudicò l’appalto del lotto di completamento dell’Aurelia Bis. Ma nell’estate scorsa è arrivata la crisi finanziaria anche per Ici. Gli operai rimasti al lavoro, una trentina, senza stipendio per due mesi, con la Cassa Edile non versata dal marzo scorso andarono in sciopero, che finì con l’arrivo dei bonifici attesi: «Siamo a un bivio – dice Andrea Tafaria, segretario Filca Cisl Liguria -, aspettiamo l’incontro in prefettura dopo il 15 gennaio, che sarà decisivo. Se non ci saranno sufficienti garanzie chiederemo che venga sostituita la società costruttrice mantenendo la forza lavoro». —