Il fronte di governo al 45,3% e le opposizioni al 48,1 ma unirsi è difficile

Salvatore cannavo’

Un quadro bloccato rispetto alle elezioni politiche del 2022, ma sempre più eroso, sfilacciato, come conferma un’astensione altissima. È la situazione politico-elettorale che emerge dal sondaggio di Nando Pagnoncelli, pubblicato ieri dal Corriere della Sera, che mostra un governo e una presidente del Consiglio indebolite e fiacche, ma comunque stabilmente in testa; un’opposizione che fa fatica a individuare terreni comuni e socialmente divisa, almeno tra i suoi due partiti più rilevanti, Pd e M5S, in blocchi sociali che appaiono poco comunicanti.
Meloni soffre Giorgia Meloni mantiene un gradimento alto, il 42%, ma rispetto all’insediamento è in calo di 16 punti. Pagnoncelli nota che per governi precendenti, come il Berlusconi IV o quello Renzi, il calo fu anche più pronunciato. Ma poco importa se il quadro che ne esce è quello di un governo il cui gradimento, al 41%, scende di 13 punti rispetti all’insediamento e di tre punti rispetto allo scorso anno. Lo sfondamento tanto propagandato dalla comunicazione trionfalistica di Palazzo Chigi non c’è, la “storia” non si è accorta ancora del passaggio di Meloni nelle stanze del governo e a soffrire di più le misure della maggioranza, secondo il sondaggio, sono proprio le “classi popolari” “dall’età medio/alta, con bassi titoli di studio e bassa condizione economica, disoccupati, casalinghe, operai”. Un dato “piuttosto tradizionale” nota l’autore, che sembra confermato anche da notizie come quella sull’aumento delle bollette per i “più fragili” (vedi pagina 5). E spiega anche l’andamento dell’astensione.
Nonostante questi dati, comunque, Fratelli d’Italia al 27,6% sale di 1,6 punti rispetto alle politiche, la Lega con l’8,6 è stabile come Forza Italia (8,1).Diverso il caso dell’opposizione che vede un forte avanzamento del Pd, al 22,5% in salita di 3,4 punti, una flessione del M5S dal 15,4 al 13,3 e un altro salto di Alleanza Verdi-Sinistra che dal 3,6 passa al 6%. Centristi divisi e dispersi con Azione, Italia viva e PiùEuropa che raggiungono un 2% ciascuno (ma presi tutti insieme perdono il 4,3%). Ma qui i problemi più interessanti che emergono dal sondaggio riguardano gli elettorati di riferimento e le prospettive politiche. Il M5S, infatti, conferma il proprio insediamento nelle classi più popolari, raggiunge il 28% tra i cittadini di condizione economica “bassa” e il 31,4% tra “disoccupati/inoccupati/inattivi”. Ottiene poi il 22,7 nel “sud e isole” e il 17% al “centro-sud”.
Il Pd ha un elettorato ovviamente più omogeneo tra i vari settori, avendo molti più voti (così come Fratelli d’Italia forte sia tra gli imprenditori che tra gli operai), ma se si dovesse evidenziare il suo “blocco sociale” di riferimento questo è composto da “pensionati”, “studenti” e “impiegati/insegnanti” dove ha percentuali superiori alla media. Un elettorato di sinistra tradizionale, di sinistra nuova e di intellettualità diffusa mentre i 5S pescano nelle zone più disagiate, quelle dove ad esempio l’astensione è più forte (il 63,5% tra la condizione bassa, il 55,7 tra disoccupati). Il Pd è il primo partito tra i “laureati” con il 28%, scende molto tra “operai e affini” e “disoccupati” (intorno al 15%) mentre il M5S si difende tra i diplomati.
Alleanze complicate Secondo Pagnoncelli “i pentastellati sono molto più presenti tra chi non si colloca sull’asse destra/sinistra”, dato indicato in “tre volte il valore medio” e questo confermerebbe la scelta dei 5S di definirsi “progressisti indipendenti”. Questa vocazione rende l’elettorato di Giuseppe Conte quello in cui “la maggioranza assoluta non prende in considerazione nessun’altra forza”, confermando la sua tendenza a ritrovarsi nell’arena politica classica. Elettorato diffidente, insomma, e diverso da schemi classici. Con il quale il Pd fa ancora fatica a trovare una sintesi unitaria. E questo al momento favorisce Giorgia Meloni. Anche se, sondaggi alla mano, la sua coalizione è al 45,3%; le opposizioni, se si unissero, sarebbero al 48,1%. Ma come unirsi?