“Ora nessun tavolo con il Pd ha tradito i valori progressisti” L’Autonomia Chiara Appendino

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Per Chiara Appendino non è questo il momento di pensare ad alleanze e coalizioni. «Il Movimento 5 stelle deve concentrarsi sul proprio percorso politico e parlare al Paese, al vasto popolo degli astensionisti», spiega la deputata M5s ed ex sindaca di Torino. Si dice «molto contenta» della linea identitaria portata avanti da Giuseppe Conte dopo l’assemblea costituente: «Da settimane denunciavo il rischio che il Pd ci stesse fagocitando, il presidente ora fa benissimo a interpretare le indicazioni emerse dai nostri iscritti – spiega – io ho votato per definirci “progressisti indipendenti” e mi sento pienamente rappresentata». 
Ecco, cosa vuol dire per lei essere “progressista indipendente”? 
«Vuol dire che vogliamo essere alternativi a questa destra e che, allo stesso tempo, non dobbiamo essere subalterni a nessuno. Rivendichiamo la nostra diversità dagli altri partiti: il sistema tenta di normalizzarci, ma non accadrà». 
Soprattutto la vostra diversità dal Pd. Conte non fa che dire che voi siete più progressisti di loro. 
«Il punto è che non basta un’etichetta, contano i fatti. Quando il Pd vota per Fitto comecommissario di Von der Leyen in Europa, oltre che per l’aumento delle spese militari, è progressista? Quando non vota contro il nuovo patto di stabilità plasmato da Gentiloni, che ci condanna all’austerità, tradisce o no i valori progressisti? E quando vota la legge Salva Milano sugli abusi edilizi? Così non costruisci l’alternativa, ma diventi parte del problema». 
Ma voi la volete costruire davvero questa alternativa? 
«Per costruirla davvero serve un progetto politico credibile e solido. A Elly Schlein, che ripete sempre di essere testardamente unitaria, suggerisco di provare a essere testardamente progressista e coerente. Decida cosa vuole fare. Non è il momento di fare tavoli con il Pd, concentriamoci su di noi e sulla nostra visione per l’Italia». 
Ora si discute anche della “gamba” di centro della futura coalizione, che rischia di essere troppo sbilanciata a sinistra, e si cerca un nuovo federatore. Che ne pensa? 
«Non mi interessa ragionare di elettori come di pacchetti di voti posizionati al centro, a sinistra o a destra. Dobbiamo guardare fuori e cioè ai tanti esclusi dalla nostra società, come chi non può più permettersi di curarsi e chi non riesce a pagare le rate del mutuo. A me di loro e con loro interessa parlare, non del fantomatico “centro”». 
A proposito di diseguaglianze, in vista c’è una campagna referendaria contro l’Autonomia differenziata: almeno quella la farete con il Pd, no? 
«Quella è una battaglia politica da combattere fino alla fine, per vincere il referendum e metterci alle spalle la “Spacca Italia” di Calderoli. Abbiamo già vinto due volte, con le pronunce della Corte costituzionale e della Cassazione, ora spieghiamo ai cittadini le ragioni concrete del no all’Autonomia differenziata». 
Se non si raggiunge il quorum, rischiate l’effetto boomerang, non crede? 
«Parliamo del merito della questione, discutiamo di come danneggia il nord oltre al sud, di come danneggia scuola e imprese. I tatticismi politici li lascio ad altri. Credo che l’invito a non andare a votare, già partito da vari esponenti della destra, sia codardo e antidemocratico». 
Lo hanno fatto anche Beppe Grillo e i suoi seguaci per sabotare l’assemblea M5s. 
«Nei confronti di Grillo provo due emozioni contrastanti. Riconoscenza per aver creato il Movimento, che ha trasformato la disaffezione verso la politica in voglia di cambiare questo Paese. Ma anche rabbia per il Grillo di oggi, che fa ostruzionismo alla sua comunità, mentre proviamo a rilanciare la nostra azione politica». 
Vi state battendo, in commissione Bilancio alla Camera, sulla manovra: ora è saltata fuori anche una proposta per aumentare lo stipendio dei ministri. 
«È un governo che da un lato schiaffeggia chi è in difficoltà, dicendo no al salario minimo e al ripristino del reddito di cittadinanza, ma anche alla nostra proposta di portare dall’80 al 100% lo stipendio dei lavoratori in cassa integrazione. Dall’altro lato pensano a dare più soldi ai ministri, o ai partiti, con il tentativo di aumentare i fondi del 2xmille, o alle lobby delle banche e delle armi. Hanno poco da stupirsi della rabbia sociale che cresce: ne sono responsabili. Bisogna scegliere da che parte stare». 
Cioè? 
«Ad esempio, noi stiamo con gli operai in presidio davanti ai cancelli delle fabbriche, come quelli di Stellantis, che chiedono garanzie sul loro posto di lavoro».
Lei ha presentato una proposta di legge ispirata ad Adriano Olivetti, che ha già raccolto il sostegno di Calenda…
«Sì, mi aspetto che anche gli altri, a partire dal Pd, la sostengano. Prevede incentivi per le aziende che stabiliscono che lo stipendio di un top manager non possa essere più di 25 volte quello di un dipendente. È un segnale che va dato, in una fase in cui si aggravano le diseguaglianze».
Di fronte a proteste e scioperi, c’è chi pensa invece a una stretta, comprimendo i diritti dei lavoratori: ha sentito Salvini? 
«È indegno fare una manovra contro il popolo e poi prendersela con chi protesta. Un pensionato, un cassintegrato, un infermiere hanno tutte le ragioni per essere arrabbiati, perché il governo è sordo di fronte ai loro bisogni. Invece di cercare modi per limitare diritti garantiti dalla Costituzione, Salvini pensi a far funzionare i trasporti in Italia, se ne è capace». —