“Il rigassificatore ancorato con pali lunghi 70 metri”

DENISE GIUSTO
L’ancoraggio di pali di 3 metri di diametro e alti 70 metri, paragonabili a palazzi di circa 18-20 piani, per cui viene chiesto uno studio approfondito sui possibili impatti a pochi chilometri dall’area marina protetta di Bergeggi. Ma anche la questione dei serbatoi a membrana della Italis Lng, che in mare aperto presenterebbero una maggiore vulnerabilità.
Sono alcune delle nuove osservazioni tecniche evidenziate da associazioni e istituzioni in merito al progetto del trasferimento del rigassificatore a circa 4 km dalla costa di Vado Ligure e a 2,9 km da Savona. Firmatari, tra gli altri, Wwf, Greenpeace, Recommon, Fondazione Cima, Uniti per la salute, Vivere Vado, Arci, doMani aps, oltre ai Comuni di Bergeggi e Vado Ligure. Le osservazioni nell’ambito della procedura di valutazione di Impatto Ambientale relativa al rigassificatore, sono state recentemente pubblicate sul sito del Ministero dell’Ambiente. «Ricordiamo che il Ministero aveva chiesto al proponente Snam una mole notevole di integrazioni tecniche al progetto, la società si era presa quattro mesi per rispondere, e a queste risposte le associazioni hanno avuto soltanto un mese di tempo per fare le loro controdeduzioni», dichiarano le associazioni. «Queste nuove osservazioni sono relative esclusivamente agli argomenti tecnici trattati nelle recenti integrazioni di Snam».
Tra i punti chiave sottolineati, ci sono le osservazioni di Wwf e Upls in merito all’ancoraggio del rigassificatore tramite l’infissione di pali – di 3 metri di diametro e alti 70 metri – nel fondale marino. «Viene evidenziata la necessità di un studio approfondito sui possibili impatti chimici, fisici e biologici in un ambiente marino così delicato», dichiarano. Per quanto riguarda lo spostamento del cosidetto Plem (impianto sottomarino di intercettazione) su un fondale «leggermente inclinato», si chiedono studi sul pericolo di slittamento e degli impatti fisici, chimici e biologici. Importanti aspetti tecnici del Plem e del sistema di controllo della valvola sottomarina, poi, vengono demandati a fasi di progettazione successive.
Preoccupa anche la possibile fragilità dei serbatoi cosiddetti “a membrana”, «che in mare aperto presentano una maggiore vulnerabilità rispetto alla collocazione in acque portuali riparate e con attracco in banchina».
«Problemi non indifferenti, ben presenti a Snam che li ha indicati chiaramente nel verbale della conferenza dei servizi per il rigassificatore di Piombino del 07/10/22. Su questo punto che si ritiene fondamentale a oltre 2 anni dalla citata dichiarazione in conferenza dei servizi non abbiamo trovato riscontro alcuno sulla citata fragilità dei serbatoi a membrana».
In merito al rischio tsunami, «l’approccio modellistico adottato nello studio risente di un certo numero di approssimazioni e di incertezze», per cui sarebbe necessario «spingere la risoluzione a passi ancora più piccoli». Il Comune di Vado Ligure evidenzia la necessità di ulteriori approfondimenti delle possibili sovrapposizioni di attività e del cantiere “Fsru Snam” con altri due cantieri significativi, quello della diga foranea di Vado Ligure e della Variante al Pfte per la fornitura di cassoni prefabbricati. Infine, il tema del superamento della fase di emergenza di approvvigionamento energetico. Tutta una serie di modifiche che secondo gli ambientalisti configurano un nuovo progetto. —