
niccolò carratelli
roma
Non si può aspettare l’imminenza delle elezioni politiche per dare una struttura e una stabilità all’alleanza di centrosinistra. Il ragionamento non è nuovo, ma ora sembra che Elly Schlein abbia deciso di incalzare Giuseppe Conte su questa necessità. E il presidente del Movimento 5 stelle, una volta di più, ha fatto capire di non volerne sapere. Certo non è solo un problema di foto di gruppo. Quella sfumata a Chianciano Terme, nonostante gli sforzi di Angelo Bonelli per riunire sul palco dell’assemblea di Europa Verde tutti i leader del centrosinistra (tranne Renzi, non invitato). Si è dovuto arrendere di fronte alle defezioni di Conte e di Carlo Calenda. Il primo ha detto di essere impegnato in riunioni legate al nuovo voto degli iscritti sullo Statuto M5s, previsto per il prossimo fine settimana, il secondo ha rinunciato all’ultimo per oscuri «motivi personali».
Guarda caso, Conte e Calenda sono quelli che negli ultimi giorni hanno preso di mira il Pd, muovendo critiche curiosamente opposte: poco progressista per il leader 5 stelle, troppo spostato a sinistra per quello di Azione («a trazione Landini», per l’esattezza, e anche il segretario Cgil era a Chianciano). Sempre loro sono i più scettici, per usare un eufemismo, sulla prospettiva di dare una maggiore stabilità all’alleanza. Quella che, con toni diversi, sollecitano invece nei loro interventi lo stesso Bonelli, il suo partner politico Nicola Fratoianni, il leader di +Europa, Riccardo Magi, e soprattutto Schlein.
La segretaria del Pd, pur di essere a Chianciano, arriva direttamente da Siviglia (dopo il congresso dei Socialisti spagnoli) e ringrazia i capi di Avs per «il rapporto leale che abbiamo costruito». Quasi a voler sottolineare la differenza rispetto ad altri attori del centrosinistra. Schlein, del resto, non ha gradito la rinnovata vena critica di Conte nei confronti dei dem e non vuole rassegnarsi a un copione già visto: l’alleato più attento a distinguersi per cercare di guadagnare spazio che a collaborare sui temi per dare sostanza all’alternativa alla destra. Così manda un paio di messaggi all’ex premier. «L’unità non è un valore a tutti i costi – dice – ma lo è se riesce a raccogliersi attorno a un progetto coerente, a un programma definito e a valori condivisi». Poi, per essere sicura che l’avviso venga recepito, aggiunge: «Non abbiamo scadenze elettorali, ma dobbiamo usare bene il tempo e dobbiamo usarlo insieme – spiega –. Non facendoci gli affari propri, ma mobilitandoci insieme. Serve un luogo dove comporre le differenze e costruire l’alternativa». Richiama un’esigenza sollevata anche dagli altri: Magi vorrebbe un «tavolo permanente delle opposizioni», Bonelli «un’agenda per il Paese» o, almeno, una «regia comune». Tutti condividono la preoccupazione per un 2025 senza grandi appuntamenti elettorali, che costringano a dialogare e a mettersi insieme per essere competitivi. Se dovesse saltare anche il referendum contro l’autonomia differenziata, grande appuntamento unitario, i 5 stelle potrebbero ballare da soli senza particolari imbarazzi.
Uno scenario che Conte non fa nulla per smentire, quando si collega in video con l’assemblea di Chianciano. L’ex premier glissa sulle sollecitazioni lanciate da Schlein e non si addentra in ragionamenti sulle alleanze, mentre torna a bacchettare il Pd sugli ultimi voti al Parlamento europeo, a favore della Commissione von der Leyen e della risoluzione sui missili all’Ucraina. «L’Ue ha scelto la guerra e una forza progressista non può andare in quella direzione», attacca il leader M5s, rimarcando come l’impegno per la pace e lo stop alle armi siano «direzioni necessarie per caratterizzare in direzione progressista l’azione politica». Un modo per ribadire che in politica estera trovare una sintesi è pressoché impossibile e che «per noi non è in agenda un’alleanza strutturale con il Pd e gli altri, ma solo accordi caso per caso, sui singoli programmi e obiettivi politici», come ripete un deputato 5 stelle vicino al presidente. Del resto, «questa è la linea votata dagli iscritti: qualsiasi alleanza deve essere condizionata a un accordo programmatico preciso» (opzione scelta dal 92% dei votanti all’assemblea). Tradotto: mani libere fino all’imminenza delle elezioni, che siano amministrative, regionali o politiche. Fino a quel momento nessun vincolo, oggi si può collaborare in Parlamento e domani accusarsi delle peggiori nefandezze come se niente fosse. Esattamente il contrario di quello che ora servirebbe secondo Schlein e che sabato auspicava anche Stefano Bonaccini: «Lo schema del “volta per volta” non basta più. Serve una nuova alleanza di centrosinistra che dia credibilità a una proposta di alternativa». Ma Conte e Calenda hanno altri piani.
