
Tra Conte e Bonaccini. Elly replica alle critiche del leader 5S anche per tenere buoni i riformisti L’ex presidente regionale insiste: “M5S e Iv possono stare assieme”
Luca De Carolis e Lorenzo Giarelli
Le critiche dell’avvocato, da qualche giorno ufficialmente “progressista indipendente”, hanno lasciato scorie. Soprattutto tra i cosiddetti riformisti dem – da tradursi spesso in ex renziani –, quelli che già non amano Giuseppe Conte, e figurarsi venerdì, quando hanno letto la stilettata dell’ex premier: “In Europa il Pd ha commesso un grave errore politico”. Anche per questo ieri la segretaria del Pd Elly Schlein, intervenendo in collegamento a Roma all’assemblea di Energia Popolare – la corrente di Stefano Bonaccini dove i riformisti sono legione – l’ha dovuto precisare: “Non cediamo di un millimetro e anzi rilanciamo l’integrazione europea: presidieremo la priorità del partito socialista europeo e del Pd”. Ed ecco perché il capo delegazione in Parlamento europeo, Nicola Zingaretti, le ha fatto l’eco: “In Europa nessun cedimento ma battaglia per fare di tutto perché l’Europa non vada verso una destra pericolosa”.
Repliche a Conte che, come raccontato ieri dal Fatto, si era lamentato anche con i suoi dirigenti: “Non ci si può dire progressisti e poi votare con le destre, ci vuole coraggio”. Non deve averlo visto, l’ex premier, nei probabilissimi alleati dem, che insieme a FdI hanno detto sì – sconfessando mesi di veti – al bis della commissione Von der Leyen, trangugiando pure una risoluzione che spalanca le porte all’uso di armi occidentali e a lungo raggio in territorio russo. Un testo che financo tira le orecchie a quel discolo del cancelliere tedesco Scholz, “reo” di aver telefonato a Putin per discutere della guerra in Ucraina. “Una censura scandalosa”, sempre secondo Conte, che sulle armi e sulla guerra era già distantissimo dal Pd, e che certo non arretrerà, non ora che è in cerca di una sua collocazione autonoma e riconoscibile nell’ancora caotico campo progressista. L’avvocato deve sgomitare anche per tenere botta con dirigenti critici – Chiara Appendino – e per non fare eventuali favori all’avversario non ancora sbaragliato, Beppe Grillo. Ma neppure il Pd può porgere l’altra guancia. Così l’europarlamentare Elisabetta Gualmini risponde a Conte su Scholz: “Quella frase non mi è piaciuta, perché non c’entrava niente in una risoluzione di quel tipo. Puntare il dito lì, però, vuol dire perdere di vista il messaggio generale del testo che è un impegno a confermare il nostro appoggio anche militare all’Ucraina”. Però il punto è soprattutto quello: i dem sono per continuare a inviare armi, il Movimento no. Una differenza che non basta a un’altra eletta del Pd come la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno. Non esattamente una filo-Schlein, e infatti cannoneggia: “Sostenere l’Ucraina è la pace. Come fa chi si professa antifascista a non riconoscere la violenza del Cremlino rispetto a bambini e a civili? Su questo, la posizione del mio partito non riesco a comprenderla fino in fondo”. Come a dire che non ha gradito i tanti no dei parlamentari dem al passaggio della risoluzione sull’invio a Kiev di missili a lungo raggio. E con una singola riflessione l’ultra-riformista Picierno punge sia Schlein sia Conte, verso cui la segretaria rivendica a scadenza quotidiana una postura “testardamente unitaria”. Come nel caso dell’avvocato, insomma, anche le riflessioni sull’Ucraina della minoranza dem hanno una valenza interna. Di mezzo ci sono anche i confini del campo progressista. Lo conferma il padrone di casa dell’evento romano, Bonaccini, che azzarda: “Quanto è difficile tenere insieme M5S e Italia Viva? Se guardo a Umbria e Emilia-Romagna non c’è nessuna difficoltà”.
A stretto giro, la risposta dei coordinatori del Movimento in Emilia, Marco Croatti e Gabriele Lanzi: “Nella nostra regione, Iv non ha presentato né il proprio simbolo né candidati. E i suoi nomi nella lista del presidente non sono stati eletti”. Fuori di comunicato, va ricordato che anche in Umbria il simbolo dei renziani non c’era, e che l’apporto degli italo-vivi alla vittoria della civica Stefania Proietti è stato impalpabile. Ma per il renziano e già dem Enrico Borghi sono inezie: “C’è un vuoto di rappresentanza, che pone l’esigenza di riorganizzare il centro riformista”. Borghi sa che la segretaria dem vuole tenere aperta la porta a Iv. E cerca di sfruttare la sponda di Bonaccini. Perché tutti diffidano di tutti, a sinistra e dintorni. E tutti marcano tutti, anche dentro il Pd. Certo, Schlein non ha fretta. O almeno così assicura, prima di volare a Siviglia per partecipare al congresso del Psoe dell’amico e punto di riferimento Pedro Sanchez: “Non abbiamo di fronte nuove scadenze elettorali a breve, c’è tutto il tempo di costruire l’alternativa alla destra”. Nell’attesa, può rivendicare le ottime percentuali elettorali del suo Pd: “Le chiavi con cui abbiamo fatto crescere il partito sono quelle con cui abbiamo mostrato chiaramente la linea, valorizzando le differenze interne”.
Però le piomba sul capo un nuovo rimbrotto di Romano Prodi, sul Corriere della Sera: “Al Pd non è sufficiente criticare un governo che è sostanzialmente inesistente, ma deve preparare riforme per l’elettorato, che è scontento del governo ma non vede alternative e allarga le braccia”. Oggi, all’assemblea nazionale di Europa Verde a Chianciano Terme, Schlein ritroverà i leader del fu campo largo, ma non Conte, che parteciperà in collegamento. E chissà se il clima migliorerà.
