roma 
«Noi abbiamo bisogno di guardare avanti, non indietro». Pasquale Tridico riflette sulle mosse di Beppe Grillo e ha una preoccupazione: «Si doveva rispettare il voto chiaro degli iscritti, non vorrei che qualcuno lavori per far morire Sansone con tutti i filistei», dice il capodelegazione del Movimento 5 stelle al Parlamento europeo. 
In tanti, all’assemblea M5s, hanno applaudito all’annuncio della “morte” politica di Beppe Grillo…
«Non mi è piaciuto quell’applauso, io ho grande stima per Grillo e resta sempre la riconoscenza nei suoi confronti. Avrei preferito che fosse venuto in assemblea a dire la sua, a dialogare con la sua comunità e a rappresentare un dissenso che esiste e va rispettato. È giusto discutere, poi la maggioranza decide e ora bisogna andare avanti uniti». 
Uniti intorno a un leader sempre più forte. È il Movimento di Giuseppe Conte? 
«La leadership di Conte è chiara e forte, ma a essersi rafforzata è stata la comunità del Movimento. È stata una bellissima pagina di democrazia e partecipazione, un momento che fa ben sperare in questa epoca di forte astensionismo. Non ricordo congressi di partiti tradizionali in cui votano quasi 60 mila persone, con un coinvolgimento della base così ampio». 
È stata sancita la collocazione progressista e la necessità di fare alleanze: basta con chi dice «né di destra né di sinistra»? 
«Quella posizione non esiste più, Conte l’aveva già archiviata nei fatti, ma ora il 71% degli iscritti ha confermato di voler stare in un campo progressista, alternativo alle destre. A mio parere, è una svolta storica per il Movimento, così come il voto dell’81% degli iscritti a favore delle alleanze. Del resto, la nostra collocazione è già questa, come dimostra la nostra appartenenza al gruppo The Left qui a Strasburgo». 
Però alla vostra assemblea avete fatto intervenire Sahra Wagenknecht, che non fa parte di quel gruppo, anzi è uscita dalla Die Linke tedesca per fondare un suo partito, ritenuto filorusso. 
«Lei, come noi, ha fatto dell’impegno per la pace un elemento fondamentale della sua strategia politica e trovo inaccettabile che per questo si venga accusati di putinismo. Wagenknecht non ha mai indossato magliette con la faccia di Putin davanti al Cremlino, come ha fatto Salvini, né ha chiesto prestiti a banche russe, come ha fatto Le Pen. Aggiungo che noi avevamo invitato anche Mélenchon, che non è riuscito a partecipare. Lui e Wagenknecht sono le due punte avanzate del fronte progressista europeo, che deve organizzarsi per contrastare le destre, rafforzate dal ritorno di Trump». 
In Europa, come in Italia, cercate un vostro spazio autonomo per recuperare consensi. Lei lo vede? 
«Certo che lo vedo ed è enorme, lo si vede bene nel livello di astensione che abbiamo raggiunto. Siamo diversi dagli amici del Pd e di Avs, nessuno come noi rappresenta una forza popolare e progressista, che potenzialmente rappresenta 12 milioni di persone sfruttate. Non dobbiamo replicare la proposta di altri e nemmeno appiattirci sulla sinistra Ztl, che fa vincere la destra». 
Una carezza agli «amici del Pd», che a Strasburgo si apprestano a votare per la Commissione von der Leyen insieme a Fratelli d’Italia. Che ne pensa? 
«Noi sulla Commissione e su Fitto siamo stati coerenti fin dall’inizio, mentre il Pd è caduto in contraddizione per il comportamento ambiguo di Meloni. Dovevano chiedere maggiori garanzie a von der Leyen sul perimetro della maggioranza. Certo, viene da chiedersi come si possa costruire l’alternativa alle destre, se si vota con le destre». nic. car. —