Grillo non si rassegna e vuole ripetere il voto Conte: “È sabotaggio”

niccolò carratelli 
roma 
Beppe Grillo non molla e costringe Giuseppe Conte ai tempi supplementari. Il garante, appena esautorato dall’assemblea 5 stelle, ha inviato formale richiesta per far ripetere le votazioni sulle modifiche dello Statuto del Movimento, a partire da quella che ha sancito l’eliminazione del suo ruolo. Quindi, decide di usare l’unica arma rimasta a sua disposizione, l’unica prerogativa che lo Statuto gli riconosce per provare a ribaltare il tavolo apparecchiato da Giuseppe Conte. Il quale stavolta reagisce con una rabbia a lungo soffocata: «Grillo ha appena avviato un estremo tentativo di sabotaggio – scrive il presidente sui profili social, rivolgendosi agli iscritti M5s – ha chiesto di rivotare, invocando una clausola feudale che si trascinava dal vecchio Statuto. Insomma, è passato dalla democrazia diretta al “qui comando io” e, se anche la maggioranza vota contro di me, non conta niente». 
Ogni parola è tagliente come una lama, ma l’ex premier è consapevole che non può sottrarsi a questa nuova sfida: «Potremmo contestare questa vecchia clausola, retaggio del passato e vincere con le nostre buone ragioni un contenzioso legale – spiega –. Ma dobbiamo occuparci del Paese reale, a cui noi del Movimento vogliamo offrire soluzioni e battaglie da vincere, non capricci e beghe personali del fondatore. Il ruolo dell’azzeccagarbugli lo lascio quindi a Grillo». È un gioco di specchi riflessi, visto che solo poche settimane fa il comico genovese aveva suggerito a Conte di cambiare il nome in «Movimento 5 pec», riferendosi allo scambio di mail scritte con i rispettivi avvocati. Fatto sta che la partita non è chiusa: «Dateci qualche giorno e torneremo a votare sulla rete i quesiti sullo Statuto impugnati da Grillo», assicura Conte. Vuole fare presto, forse già nel prossimo fine settimana. 
Così riparte il “battiquorum” pentastellato, riparte la battaglia tra opposte fazioni: i contiani, che tornano a lanciare appelli al voto, e i grillini incalliti, che invitano a disertare la piattaforma. L’ex ministro Toninelli ha cominciato prima ancora che fosse ufficiale la mossa del garante: «Invito tutti gli iscritti delusi da questo scempio a non disiscriversi, perché quando verrà rifatta la votazione, la vostra iscrizione farà quorum, farà numero – avverte –. Il leone è ferito, ovviamente, ma ha anche molte altre zampate da dare. Il 30% che ha votato contro l’eliminazione del garante non voterà più». Parole di uno che è tuttora componente del Collegio dei probiviri M5s e che per l’occasione su WhatsApp pubblica la foto di una macchina per fare pop corn e scrive: «Sediamoci a goderci il neonato Movimento5mandati». 
I numeri dicono, in effetti, che non c’è un epilogo scontato. Ci sono 20 mila iscritti (su 54mila votanti) che, al primo giro, si sono espressi contro l’eliminazione del garante o si sono astenuti, risultando però decisivi per il raggiungimento del quorum della metà più uno degli aventi diritto (che sono 89 mila). Dipende tutto, o quasi, da loro: se partecipano di nuovo al voto, a prescindere da cosa votino, Grillo viene sconfitto una seconda volta. Se anche solo la metà di loro, invece, stavolta non accede alla piattaforma Skyvote, il banco di Conte salta. Da via di Campo Marzio raccontano che in tanti stanno scrivendo o telefonando per lamentarsi di questa mossa del fondatore: «Vedrete che molti non solo torneranno a votare, ma cambieranno il proprio voto per protesta contro Grillo». Pronostici misti a auspici, mentre ci si interroga sulle intenzioni dell’ex Elevato. 
Nessuno pensa che punti a mantenere il ruolo di garante, anche perché ormai è chiaro a tutti come nel Movimento non ci sia più posto per lui. Vuole vendicarsi e complicare a la vita a Conte, ovviamente, e probabilmente non mollerà nemmeno la presa sull’uso del simbolo, perché non accetta che venga sfruttato da quello che, dal suo punto di vista, è solo il nuovo partito di Conte. Parlando con chi gli è più vicino insiste sul «diritto all’estinzione» della sua creatura. Una conferma in questo senso arriva dall’amico commercialista Enrico Maria Nadasi, cofondatore dell’Associazione Movimento 5 Stelle 2013: «Ora Conte si faccia il suo simbolo, “Oz con i 22 mandati”, e lasci perdere quel simbolo lì – spiega –. Il Movimento che abbiamo fondato non può essere stravolto. Noi faremo un museo dei simboli politici e ci sarà anche quello del Movimento».