“Beppe si è messo fuori da solo ma adesso siamo più forti” Paola Taverna

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Paola Taverna non vuole dare troppa enfasi alla defenestrazione di Beppe Grillo: «È un segnale di grande rinnovamento», dice l’ex senatrice e vicepresidente vicaria del M5s, commentando a caldo il risultato del voto degli iscritti, mentre il Palazzo dei Congressi si svuota. «Questo momento rappresenta per noi una spinta – spiega – vedo una comunità che ha dimostrato un grande coraggio nel mettere in discussione anche quello che sembrava indiscutibile».
Il movimento fa fuori Grillo: che effetto le fa, anche come sentimento personale?
«Dobbiamo dividere i piani, quello più personale da quello politico. I miei sentimenti li tengo per me. Politicamente dispiace che Grillo abbia deciso di opporsi a questo percorso di grande partecipazione dal basso, facendosi un po’ fuori da solo. Io ho massimo rispetto per il voto degli iscritti e credo rappresenti una spinta a essere sempre più uniti, senza voci contrastanti. Ci è stato detto cosa il movimento deve fare, come deve farlo e dove deve andare».
La leadership di Conte ne esce molto rafforzata…
«Il presidente ha messo tutto se stesso in questo percorso. Si è messo in discussione, in una votazione senza rete, e questa assemblea gli ha confermato fiducia, mostrando apprezzamento per la direzione che il movimento ha preso e dicendo che lo vuole saldamente al comando».
Un movimento che viene collocato nel campo progressista, anche se la maggioranza dei votanti ha calcato il concetto di «indipendenza» dalle altre forze. Che significa?
«Significa che vogliamo tornare a essere una forza principalmente identitaria, con valori e principi che non sono negoziabili nel confronto con le altre forze politiche. La mia percezione è che gli iscritti ci abbiano detto: sì, confrontatevi, ma noi siamo il Movimento 5 stelle e non siamo disponibili a barattare principi e valori».
Ma in concreto cosa cambia per lei, che è delegata a trattare con il Pd e gli altri sulle alleanze a livello locale?
«Abbiamo un’indicazione che sgombra il campo dai dubbi sul fare o meno alleanze e usciamo rafforzati nel rivendicare con gli alleati le nostre battaglie. Gli iscritti ci hanno dato un’investitura più forte rispetto al metodo da adottare nel confronto con gli altri partiti. Significa che, esattamente come avvenuto fino a ieri, nulla è scontato e che, dove non troviamo un riscontro positivo, com’è accaduto nel in Lazio o in Piemonte, l’accordo non si chiude».
Pd, Avs e gli altri interlocutori devono aspettarsi un Movimento più inflessibile?
«Spero ci apprezzino, perché ci facciamo interpreti di indicazioni che arrivano da un percorso democratico e da un dibattito ampio della nostra base, rappresentativa di quella parte di cittadini che si riconosce nelle forze progressiste. Oggi affermiamo di voler stare in questo campo e di voler portare ai tavoli di confronto il messaggio politico dei nostri iscritti, dalla sanità pubblica al reddito di cittadinanza».
Il superamento del limite dei due mandati era atteso, ma ci sono varie opzioni su come procedere. La sua idea?
«Io condivido l’indicazione di unire al ricambio della classe politica il rispetto per la competenza maturata dagli eletti. Sulle differenti proposte per superare il limite dei mandati ci sarà un confronto approfondito in Consiglio nazionale».
Ha un messaggio per i circa 35 mila iscritti che non hanno votato e per chi ha pubblicamente contestato?
«Su 89 mila iscritti, più del 60% ha partecipato attivamente. L’invito a chi ha scelto di non farlo è di tornare in campo e dare il proprio contributo. A chi, invece, si è trovato in minoranza o ha contestato dico che la democrazia, alla fine, va rispettata». nic.car. —
