La s fida di Conte sulle alleanze a sinistra “Se la base è contraria trarrò le conseguenze “

niccolò carratelli 
roma 
Ora si tratta di aspettare. Aspettare e sperare che il voto degli iscritti M5s confermi la collocazione nel campo progressista e l’alleanza con il Pd come strada principale da seguire. In caso contrario, «se il percorso fatto fin qui verrà messo in discussione, ne trarrò le conseguenze, com’è giusto che sia», dice Giuseppe Conte. Dimissioni sul tavolo, quindi, se domenica pomeriggio, al termine dell’assemblea costituente, dovessero risultare approvati i quesiti che propongono di «vietare ogni forma di alleanza» o di «mantenere la storica distanza dalla destra e dalla sinistra». Ipotesi remota, va detto, considerando il tenore del dibattito online tra gli iscritti degli ultimi giorni e delle ultime settimane: «Riteniamo che emergerà una chiara maggioranza a favore delle alleanze nel campo progressista», spiegano fonti M5s. 
Ma il terreno è scivoloso e l’andamento di queste elezioni regionali non semplifica il quadro. Conte lunedì sera non è andato a festeggiare di persona con Michele de Pascale e Stefania Proietti, ma nega sia stata una distanza voluta, per non farsi fotografare in un brindisi con Elly Schlein: «Queste vittorie sono anche nostre, abbiamo sostenuto convintamente i neopresidenti – il ragionamento del presidente M5s con i suoi collaboratori – e in Umbria il nostro contributo è stato decisivo per battere la destra». Una lettura che sorvola sul netto calo di consensi registrato in entrambe le regioni, sia rispetto alle ultime Europee che in confronto alle Regionali di cinque anni fa. A sottolinearlo ci pensa, invece, uno dei più agguerriti oppositori di Conte, l’ex ministro (componente del Collegio dei probiviri M5s) Danilo Toninelli: «Il Movimento ha dimezzato i voti rispetto alle ultime elezioni: da 100 mila a 50 mila in Emilia-Romagna e da 30mila a 15mila in Umbria – avverte –. Se non è una sconfitta questa, che cos’è? Conte si è già scavato la fossa». Insistendo su quello che per Toninelli è il peccato originale: «Ha deciso di schierarsi in maniera preconcetta e priva di contenuti con il Pd». Il rapporto con i dem, il timore di appiattirsi troppo, è un nodo che preoccupa molti tra i parlamentari 5 stelle. Compresa la vicepresidente Chiara Appendino, che non a caso si era battuta per impedire l’alleanza alle ultime Regionali in Piemonte. «Non possiamo essere soddisfatti quando il nostro Movimento va, ancora una volta, sotto il 5%, avendo quindi all’interno della coalizione un peso specifico ridotto al lumicino – è l’analisi dell’ex sindaca di Torino –. La mancanza di un’identità forte sta facendo disperdere il nostro vento nelle vele del Pd. In questo sciagurato schema ci stanno fagocitando e siamo diventati il socio minoritario, quando va bene». 
È, a tutti gli effetti, una mozione contraria a quella di Conte. Ma minoritaria, assicurano dai piani alti del Movimento: «Sia tra i parlamentari che tra gli iscritti la maggioranza pensa sia giusto contribuire con generosità, anche a costo di perdere voti, con l’obiettivo di battere la destra». La questione, però, non può essere elusa: «Non vogliamo fare il cespuglio del Pd, ma tocca ai dem non farci sentire tale, anche perché avranno bisogno di noi». Suona come un appello, ma è anche un avvertimento, che sottende il nodo politico su cui queste Regionali hanno riacceso un faro e che, prima o poi, andrà affrontato: il perimetro della coalizione di centrosinistra e il ruolo di Italia Viva. 
La prospettiva di allearsi con i renziani indispettisce i 5 stelle di fede contiana al pari della possibile apparizione di Beppe Grillo al Palazzo dei Congressi dell’Eur sabato o domenica. «Se viene finirà con l’oscurare i lavori dell’assemblea, sempre che non cerchi proprio di boicottarli», è il timore diffuso. Il fondatore, infatti, potrebbe rivolgersi agli iscritti per invitarli a non partecipare alle votazioni, che saranno aperte domani sulla piattaforma Skyvote, puntando a far mancare il quorum necessario per le modifiche dello Statuto del Movimento, comprese quelle che riguardano la figura del garante. Non a caso, da Conte arriva una raccomandazione in senso opposto: «Avete la possibilità di decidere il futuro del Movimento 5 stelle, non resta che votare». —