Grillo sogna il M5s 2.0 Ma Conte lo avverte “Il simbolo resta a noi”

niccolò carratelli
roma
«Grillo può dire quello che vuole, ma la verità è che non può fare niente». La frase è di un parlamentare 5 stelle e fotografa bene lo stato d’animo con cui Giuseppe Conte e i vertici del Movimento vivano l’ultimo attacco del fondatore. Nel video pubblicato l’altro ieri, Beppe Grillo ha rivendicato «il diritto all’estinzione» della sua creatura, che ormai gli è sfuggita di mano. Ha ammesso di sentire «un buco nello stomaco» quando vede Conte attorniato dalle bandiere con il simbolo a 5 stelle. Tanto da averlo invitato a «farsi il suo partito», in modo che il «brand» Movimento 5 stelle esca dalla scena politica insieme al suo ideatore.
Suona, però, come l’ultimo desiderio del condannato al patibolo, perché il garante è consapevole che dall’assemblea costituente in corso i suoi poteri usciranno molto ridimensionati, se non eliminati. E, poco dopo, anche il suo contratto da 300 mila euro all’anno come consulente per la comunicazione diventerà carta straccia. Il fatto è che l’uomo che lo sta accompagnando alla porta non ha alcuna intenzione di esaudire l’ultimo desiderio, perché non vuole rinunciare a quelle 5 stelle, che per attivisti ed elettori restano un riferimento affettivo, oltre che politico. «Un padre ha il diritto a dar la vita, non a dare la morte ai figli – avverte il presidente M5s –. Quindi non esiste la possibilità che uno si arroghi il diritto, con prepotenza, di determinare l’estinzione. Oggi il Movimento è la comunità degli iscritti. Al di fuori di questo, esistono concezioni padronali, che non si giustificano per forze politiche».
L’ex premier ha più volte ricordato di avere nella manica l’asso che ritiene decisivo per stoppare qualsiasi iniziativa del fondatore: un accordo riservato fatto firmare a Grillo per impegnarlo a non sollevare contestazioni di nessun tipo sull’uso del simbolo M5s. Il documento non è stato reso pubblico, ma il notaio e deputato 5 stelle, Alfonso Colucci, ne conosce tutti i dettagli: «Si ribadisce che la titolarità del simbolo è dell’associazione M5s, di cui il presidente è il rappresentante legale – spiega a La Stampa – e che questo vale per il contrassegno com’è ora e “come in seguito modificabile”. Dunque, anche se l’assemblea decidesse di cambiarlo, Grillo non potrebbe opporsi in nessun modo o rivendicare alcunché». Ma il notaio aggiunge una postilla significativa: «Nel caso ci dotassimo di un simbolo completamente nuovo, quello vecchio rimarrebbe comunque nella disponibilità dell’associazione presieduta da Conte, quindi non utilizzabile da altri per diverse finalità». Della serie, Grillo non pensi di poter rimettere le mani su quel simbolo per lanciare un nuovo soggetto politico, un Movimento 2.0 pronto a far concorrenza al «partito di Conte».
Negli uffici di via di Campo Marzio quasi nessuno crede davvero che il comico genovese, alla sua età (76 anni) e con i suoi problemi familiari (il figlio a processo per violenza sessuale), stia pensando di ricominciare tutto da capo. Ma del suo discorso di sabato c’è chi si è appuntato il passaggio in cui il fondatore ha detto che il Movimento, in realtà, «non è biodegradabile, ma compostabile. Contiene ancora l’humus, gli zuccheri, le proteine. Dentro ci sono ancora delle idee meravigliose». Parole che tradiscono un po’ di nostalgia delle imprese passate, ma anche l’auspicio che le idee e le energie non vengano disperse, che si trovi il modo e il luogo per coltivarle. Qualcuno potenzialmente pronto a ributtarsi nella mischia al fianco del vecchio Beppe ci sarebbe, anche tra coloro che hanno incarichi istituzionali dentro al Movimento. Come l’ex ministro Danilo Toninelli, componente del Collegio di probiviri, tra i più critici con la gestione di Conte nelle sue frequenti dirette social. O l’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, che fa parte del Comitato di garanzia e ha pubblicamente sostenuto Grillo riguardo all’esercizio delle sue prerogative di garante. O, ancora, la vicepresidente del Senato, Mariolina Castellone, da tempo in sofferenza per l’eccessivo accentramento delle decisioni. Ma tutti sanno che, per avere una minima possibilità di funzionare, questa operazione dovrebbe fondarsi sul richiamo alle origini: il vero Movimento 5 stelle, con lo storico simbolo, contrapposto alla sua versione geneticamente modificata da Conte. —
