Giampiero Timossi 
genova
«Volta la carta e lui non c’è più». Finisce così la campagna elettorale di Andrea Orlando, il presidente voluto dal campo progressista per guidare la Liguria, regione decapitata il 7 maggio dall’arresto dell’ex governatore Giovanni Toti. Si chiude sulle note di Fabrizio De Andrè, al Politeama di Genova, un bel teatro dove le poltrone sono rosse, l’entusiasmo alle stelle, ma la sensazione è che non sarà una corsa sul velluto. Nuvole e pioggia hanno spinto il centrosinistra dalla piazza alla sala del teatro genovese, che è piena, 1.056 posti a sedere, il resto in piedi e un po’ ovunque. Fuori almeno altre cinquecento donne e uomini e il candidato fa un salto anche da loro per ringraziarli. 
Elly Schlein, in prima fila sta seduta vicina a Giuseppe Conte, che andrà via prima che la segretaria dem inizi a parlare, ma «aveva un aereo alle 19.30, era programmato» e gli applausi e gli abbracci e le strette di mano confermano che un caso politico non c’è. Le cronache politiche raccontano invece che è la prima volta che il Movimento non chiude per conto suo una campagna elettorale. Orlando ha già detto «vincerò con il 51% contro il 47 di Bucci», ma è un’altra previsione che intanto sembra renderlo felice: «La colazione ha tenuto in campagna e terrà al governo della Regione». Ha retto anche dopo il «no» dei Cinque Stelle a Italia Viva. Ora, alla fine della marcia elettorale, per presidiare i voti del centro, Carlo Calenda è collegato in videoconferenza, ma a Genova ha inviato la fedelissima Elena Bonetti. Sul palco anche il segretario del Partito Socialista Italiano, Enzo Marano, che apre con una battuta efficace, «vogliamo difendere la sanità pubblica, al pronto soccorso devono chiedere la tessera sanitaria, non la carta di credito». Più a sinistra Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, tandem rosso verde, sotto la sigla Alleanza Verdi Sinistra. Orlando li voleva tutti, insieme, alla fine delle corsa. Ed è stato accontentato. Anche con “Volta la carta”, la canzone di De André che avrebbe scelto Orlando, in persona. Regala il senso della serata, voltare pagina, il messaggio di una campagna elettorale che va ricordato prima che le legge metta il silenziatore ai comizi. Il modo c’è e lo sintetizza Elly Schlein: “Vogliamo una Liguria che non sia per pochi, che non sia per Toti, ma sia per tutti. E votare Bucci significa votare per la terza volta Toti». Qui il centrodestra vinse 9 anni fa e da allora per la sinistra fu una sciagura un po’ ovunque in Liguria. Allora le divisioni interne fecero la differenza, ma la presenza in sala dell’ex segretario generale della Cgil Sergio Cofferati e dell’ex ministro e governatore Claudio Burlando (che di quella stagione furono protagonisti) raccontano di ferite sono rimarginate. «Le cose più belle sono quelle che facciamo insieme, con Orlando è la volta buona per cambiare». Di unità la segretaria parla anche nel suo intervento, citando gli altri leader e Conte almeno due volte, per chiudere con il botto: «W tutta la coalizione e W l’Italia antifascista». Ad allargare il raggio d’azione ci pensa Bonelli: «Qui è nata un’alleanza forte che sarà la spinta per mandare a casa questo governo del Paese». Conte, che ha un aereo da prendere, parla dopo il socialista Maraio. E va all’attacco della manifestazione del centrodestra e dei suoi leader, a poco distanza, sempre a Genova. Ricorda: «Bucci si va vantando del modello Genova ma non si ricorda mai chi firmò quel decreto? Chi ha messo quelle risorse? E Tajani ha detto una cosa indegna: se ci fosse stata la Gronda non sarebbe caduto il ponte. Eh no, il ponte è caduto perché Autostrade non ha fatto manutenzione. Quando parlo di etica pubblica non è per moralismo, ma c’è un tema: se vuoi fare politica nell’interesse dei cittadini ci vuole un senso civico che loro non dimostrano». L’applauso della platea è forte, come quello della segretaria Schlein. E anche lei va all’attacco del governo nMeloni: «Conte ha ragione, lo ribadisco, facciamo gli interessi di tutti, non degli amici» e «parlano di famiglia tradizionale, una sola, ma poi nessuno di loro ne ha una così, per noi le famiglie sono tante, diverse e fanno tutte sostenute». Applausi, anche quando Schlein parla della calcolatrice che le vuole regalare la premier Meloni: «La prendiamo, ci mettiamo dentro i 427 giorni per aspettare una colonscopia con il loro modello di sanità privata e in tre euro di aumento sulle pensioni minime, che fanno dieci centesimi al giorno». Attacca la finanziaria anche Orlando, che chiude: «Entro nei campo dei sentimenti, non è facile per me, ma vi voglio bene ed è anche per questo che voglio governare con voi e per voi la Liguria. Voglio imprese e lavoro buono, sanità e servizi, lotta alla corruzione e alle mafie. Voglio una regione dove tutti possano venire perché possono esprimere liberamente le loro idee. Tutti, tranne i fascisti». Orlando si è tolto la giacca, il clima è rovente, dieci minuti d’applausi, “Volta la Carta”. Fuori piove, domenica e lunedì si vota. Si aspetta di vedere di che colore sarà l’allerta meteo e se tutto filerà liscio. —