Regionali, Schlein cede ai veti di Conte Così Renzi resta ai margini della coalizione segretaria Pd Elly Schlein leader di Avs ” Angelo Bonelli

niccolò carratelli
roma
Ora inizieranno a litigarsi anche i pennarelli. Perché Matteo Renzi dice che ha «un disegno comune» con Elly Schlein. Giuseppe Conte reagisce avvisando la segretaria Pd che «sarebbe grave se avesse costruito questo disegno sulla testa del M5s e di Avs». E Angelo Bonelli rafforza il concetto ribadendo che «dopo le Regionali è inevitabile un confronto tra noi per capire se esiste questo disegno». E allora Renzi, attraverso un post social pubblicato sul profilo del fido Francesco Bonifazi, precisa che «il disegno è molto chiaro: battere Meloni. Non è difficile da capire, per Bonelli può bastare un disegnino – scrive –. Non c’è nessun chiarimento da fare. E nessun accordo segreto con Schlein: c’è solo la politica». La leader dem, com’è sua abitudine, non conferma e non smentisce, sorvola lsulla polemica. Lascia che Renzi si accrediti come suo grande alleato e che gli altri si innervosiscano pretendendo un chiarimento che non arriverà. Non è questo il momento, non in piena campagna elettorale in Liguria e con quella in Emilia-Romagna e Umbria alle porte.
Ma, a voler leggere i segnali politici, una risposta a Conte, Fratoianni e Bonelli la segretaria l’ha già data, suo malgrado. È contenuta nelle coalizioni costruite nelle tre regioni al voto. Schlein aveva detto «basta veti, noi non ne mettiamo, ma non siamo disposti a subirne». Ebbene, pronti, via e a Genova Italia Viva viene fatta fuori dall’alleanza di centrosinistra proprio per il veto messo dai 5 stelle e condiviso dai Verdi-Sinistra. Prima sembrava che Renzi potesse inserire dei candidati in una lista civica a sostegno di Andrea Orlando, senza esporre il proprio simbolo, poi nemmeno quello: troppo compromessi con la giunta del sindaco Bucci. Alla fine, renziani fuori dai giochi, senza i numeri per fare una lista autonoma, formalmente non partecipano alle elezioni liguri.
Copione simile in Umbria, dove pure la candidata del centrosinistra, Stefania Proietti, aveva assicurato che «noi non mettiamo veti sulle persone. Se candidati di Italia Viva di buona volontà vorranno candidarsi in una lista civica, ben vengano». Anche qui Renzi disposto a sacrificare il simbolo e la partita sembrava chiusa. Ma avevano fatto i conti senza Carlo Calenda, che non ha voluto mettere i propri candidati in un listone insieme ai renziani, preferendo inserire il simbolo di Azione (con quello del Psi) in una lista unica di area riformista. «Il mio non è un veto a Renzi in coalizione, in Umbria e ovunque – spiega Calenda a La Stampa – semplicemente non lo voglio più con me, se vuole si fa una lista e si prende i voti da solo». Dunque, nulla di fatto e, a questo punto, ci sono due possibilità: o concordare l’inserimento dei candidati renziani nel listino di Proietti oppure Italia Viva potrebbe costruire una propria lista, autonoma sia dal centrosinistra che dal centrodestra. Prospettiva che i vertici nazionali vorrebbero scongiurare per restare ancorati al Pd. Poi c’è l’Emilia-Romagna, dove Renzi si era impuntato a voler correre con il suo simbolo, come ripicca al veto plateale ribadito da Conte in tv. Il candidato Michele De Pascale si è visto costretto a una faticosa mediazione per tenere insieme i pezzi, trattando personalmente con i due ex premier. Alla fine, la soluzione dovrebbe essere quella di ospitare nella sua lista civica “del presidente” almeno un paio di candidati renziani, a cui garantire una probabile elezione. In cambio Renzi rinuncerà al simbolo, come chiesto da Conte, motivando il passo indietro con il pragmatismo.
A ben guardare, quindi, il presidente 5 stelle l’ha spuntata in tutte e tre le regioni e il Pd, quando è stato costretto a scegliere, ha lasciato che venissero accettati i paletti del Movimento, a scapito dei renziani. «Questo è un dato di fatto, a maggior ragione non capiamo perché Schlein continui a mostrarsi ambigua sul suo rapporto con Renzi», spiegano fonti M5s. La segretaria dem, parlando con La Stampa, non scopre le carte: «Stiamo parlando di alleanze a livello locale, ogni territorio ha le sue specificità e noi lavoriamo ovunque per costruire coalizioni forti e competitive – sottolinea – ma non esistono modelli da replicare, tantomeno imposti dall’alto». Un riferimento allo scenario ligure, che per Conte, Fratoianni e Bonelli andrebbe benissimo da riproporre anche a livello nazionale. Non a caso il portavoce dei Verdi ha ricordato l’appuntamento di chiusura della campagna elettorale, il 25 ottobre a Genova, quando «faremo un comizio tutti insieme per la Liguria: io, Fratoianni, Conte, Schlein e Calenda». In quest’ordine e, ovviamente, senza Renzi. In realtà, la presenza di Calenda non è nemmeno sicura, perché, com’è noto, il leader di Azione non ama molto condividere manifestazioni e piazze (finora le ha disertate tutte) e mette le mani avanti: «Nessuno mi ha chiamato. Se mi telefonano per organizzare un evento insieme è un conto, se decidono loro data, ora e tutto e poi mi invitano è un altro – avverte – in quel caso potrei avere altri impegni». —
