Conte evita Schlein Neanche l’autonomia riavvicina gli alleati

niccolò carratelli
roma
Nemmeno la battaglia contro l’autonomia differenziata rimette insieme i cocci tra Elly Schlein e Giuseppe Conte. Questa mattina il presidente M5s non andrà al centro congressi Frentani di Roma, alla riunione del comitato promotore del referendum contro la riforma Calderoli. Sarebbe stato il primo appuntamento comune con la segretaria del Pd, la prima occasione di incontrarsi e posare insieme davanti ai fotografi dopo che l’ex premier ha certificato la fine del cosiddetto campo largo. Schlein non mancherà, va avanti come se niente fosse (oggi sarà anche in Liguria per la campagna elettorale) e non replica alle critiche del leader 5 stelle, né alla richiesta di un chiarimento politico sulla scelta di aprire a un rientro di Matteo Renzi nel centrosinistra.
Per Conte questo silenzio è «una ferita aperta», lo vive come una mancanza di rispetto nei suoi confronti e del Movimento. Per questo non ha alcuna intenzione di sedersi vicino a Schlein e agli altri leader dell’opposizione chiamati a raccolta da Maurizio Landini per tenere alta l’attenzione e impostare una strategia condivisa in vista della campagna referendaria. Con il segretario della Cgil e i rappresentanti delle tante associazioni aderenti al comitato promotore ci saranno, oltre alla segretaria Pd, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli per Avs, Riccardo Magi per +Europa e Maria Elena Boschi per Italia Viva (la presenza di Renzi non era comunque prevista). Per il Movimento, che certo non arretra rispetto alla lotta contro l’autonomia differenziata, ci sarà la senatrice Alessandra Maiorino, avvertita all’ultimo di dover sostituire il presidente.
Dunque, dopo il palco alla manifestazione congiunta in piazza Santi Apostoli (era il 18 giugno) e le foto di gruppo sulla scalinata della Cassazione per la consegna delle firme (la scorsa settimana, con un sorriso forzato), stavolta Conte si sfila: siamo al punto più basso dei suoi rapporti con Schlein da diversi mesi a questa parte. Anche se solo l’altro ieri i leader di Pd, M5s e Avs, hanno firmato e depositato alla Camera una proposta di legge unitaria per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. A conferma che su questo terreno (e non solo) c’è piena unità di intenti e le occasioni di collaborazione non mancano. A patto di volerle cogliere.
In questo senso va letto l’appello di Pierluigi Bersani, che vede «un ritardo nel passare dall’opposizione al percorso di alternativa da aprire nel Paese». Ma l’ex segretario dem invita tutti a non drammatizzare questa fase conflittuale: «Cerchiamo di non farci compatire e di non annegare in un bicchiere d’acqua». Anche perché le elezioni politiche sono ancora lontane e «c’è tutto il tempo per raccogliere consensi, discutere programma e adesioni, accogliere ravvedimenti operosi». Tradotto: verificare se ci siano davvero le condizioni per un inserimento di Italia Viva. Bersani parla da Borgo Panigale e, inevitabilmente, guarda alle Regionali nella sua Emilia-Romagna, alle tensioni tra 5 stelle e renziani, che rischiano di appesantire la corsa di Michele De Pascale. «Chi costruisce il programma ed è d’accordo partecipa alla coalizione – spiega –. Quando si fa una coalizione c’è sempre nel cocktail un pochino di amaro, ma lo devi mandare giù». —
