L’affondo di Conte “Il campo largo con Renzi non esiste”

niccolò carratelli 
roma 
Ora per Elly Schlein è più difficile continuare a fare finta di niente. A dire che non vuole «perdere un minuto in polemiche» con gli altri partiti alternativi alla destra, cioè a tenersi fuori dallo scontro tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi. Il presidente del Movimento 5 stelle la avverte: «Si è aperta una ferita, non c’è la consapevolezza da parte del gruppo dirigente del Pd che c’è un problema serio – spiega nello studio di Porta a Porta – così il campo largo non esiste più, lo certifichiamo stasera». Il problema è il leader di Italia viva, che è «una mina a orologeria, incompatibile con i nostri obiettivi politici – sottolinea Conte – e si è sempre distinto per distruggere, rottamare, prende i soldi dai governi stranieri ed è all’origine della contaminazione tra affari e politica». Dunque, non lo vuole più come alleato, a partire dalle imminenti elezioni regionali: dopo aver ottenuto l’uscita dei renziani dalla coalizione in Liguria, ora vorrebbe farli fuori anche in Emilia-Romagna e in Umbria, dove si vota il 17 e 18 novembre. «Io non sono disponibile ad affiancare il mio simbolo a quello di Renzi», chiarisce il leader 5 stelle. 
Messa in questi termini, si potrebbe ancora risolvere, come si era fatto a Genova (e poi non è bastato), cioè chiedendo ai renziani di inserirsi in incognito nelle liste a sostegno di Michele De Pascale e Stefania Proietti. Nel caso della sindaca di Assisi, la soluzione è pronta, perché i rappresentanti umbri del M5s si affrettano a precisare che Italia viva «non fa parte del Patto Avanti (l’accordo umbro, ndr) e non si presenterà alle elezioni con il proprio simbolo». Ma per l’Emilia-Romagna il discorso è diverso, Renzi non ci sta: «Lì siamo già in maggioranza, abbiamo un assessore e tre consiglieri che hanno lealmente sostenuto il centrosinistra dagli attacchi delle opposizioni di destra e di M5s – ricorda – ci presenteremo a fianco di De Pascale con i nostri candidati e il nostro simbolo, come già concordato. Se Conte vuole fare una battaglia contro Schlein, la faccia pure. Ma non sulla pelle dell’Emilia-Romagna». Un ragionamento che lo stesso De Pascale fa suo: «Per una larga coalizione di governo serve fiducia reciproca e un progetto condiviso ed è evidente che questo oggi, purtroppo, a livello nazionale non c’è – dice il sindaco di Ravenna (dove M5s e Iv sono in maggioranza insieme) –. In Emilia-Romagna, invece, non solo esiste ma si è anche allargato a oltre 60 liste civiche sulla base di un progetto concreto e ambizioso. L’Emilia-Romagna è troppo importante, io mi voglio occupare solo di lei e, con grande rispetto, chiedo a tutti di fare lo stesso». Una nota concordata con Schlein, che non vuole farsi schiacciare nel muro contro muro tra Conte e Renzi e sceglie ancora di non intervenire. Alla Camera la segretaria dribbla i cronisti, ma tra i suoi fedelissimi si fatica a trattenere il disappunto: «Se noi ci spacchiamo, Meloni festeggia», dice Marco Furfaro, componente della segreteria. La linea del Nazareno è andare avanti «pancia a terra e testa alle Regionali». Anche perché si spera ci siano i margini per ricomporre il quadro: «Mancano due settimane alla scadenza per la presentazione delle liste, c’è tempo per cercare una soluzione – spiegano fonti dem –. Di certo, nessuno può permettersi di fare giochini a danno degli emiliano-romagnoli». Alle nove di sera, oltre tre ore dopo le parole incendiarie di Conte, nel Pd regna il silenzio, fatta eccezione per una nota di Francesco Boccia: «Il campo largo non è mai esistito, esiste il centrosinistra ed esiste il Pd, che sente sulle spalle la responsabilità di guidare un processo politico alternativo alla destra – dice il capogruppo al Senato –. Se non vogliamo lasciare Meloni a Palazzo Chigi sine die, bisogna rafforzare l’alternativa». Parole sante, se non fosse che il fronte alternativo sembra piuttosto indebolirsi, dopo il cortocircuito sul voto per i consiglieri di amministrazione della Rai e lo strappo consumatosi in Liguria. «Noi vogliamo un’alternativa di governo seria, ma per farlo non possiamo affidarci a un pastrocchio», è la linea di Conte. Il quale è deciso a stanare Schlein, a costringerla a schierarsi, con lui o con Renzi, e a farlo subito, senza aspettare le prossime elezioni politiche. Proprio quello che la leader dem non vuole fare. —